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Federazione di centrodestra a ostacoli, si allontana l’incontro Berlusconi-Alfano

Nervi tesi tra Forza Italia e Ncd. Cicchitto: “Il cavaliere non pensi di essere ancora lui il leader”. Gli azzurri: “Il partito più piccolo non è nella posizione di poter dettare le condizioni”

ROMA. Ci sarebbe stata già una data per la "reunion": giovedì 24 luglio, a pranzo (anche se le rispettive segreterie avrebbero dovuto sentirsi per confermare). Ma la 'rimpatriata' tra Silvio Berlusconi ed Angelino Alfano in nome della costruzione di un Ppe italiano - dopo la telefonata del Cav all'ex delfino schietta, autentica, sincera e anche affettuosa - non è detto sia confermata. Sebbene entrambi abbiano infatti molta voglia di ragionare di un futuro insieme, di una grande federazione di centrodestra alternativa alla sinistra, di una costituente già in settembre per definire programma, identità e strumenti necessari per individuare leadership e classe dirigente, si è già alzata la contraerea pronta a bombardare il progetto.    
Mentre Silvio Berlusconi è alle prese con le turbolenze in Forza Italia (confermato per domani l'atteso incontro con Raffaele Fitto) e ragiona su come recuperare l'agibilità politica cui sente di avere diritto dopo l'assoluzione dal processo Ruby, Alfano deve infatti tenere a bada chi rischia di compromettere la riunificazione. Una serie di interviste ruvide, frasi sgarbate e non in linea con la posizione chiaramente espressa dal leader Ncd ("Silvio scelga se stare con noi o con gli estremisti; se ricominciare dal Ppe o dalla destra estrema") rischiano di fare l'effetto dell'elefante nella cristalleria del processo di riunificazione. "In questi giorni - si è infatti lamentato ironicamente il ministro dell'Interno al Tg1 - sono state dette bellissime parole, tante bellissime parole, a noi del Nuovo Centrodestra però interessano i fatti". Fatti che, scaglia assieme guanto di sfida e proposta di compromesso, passano attraverso quello che sarà "l'atteggiamento di Forza Italia sulle preferenze, che per noi sono fondamentali", e le 'giustificazioni' "riguardo il tentativo di soffocarci in culla, che era il progetto all'origine del patto del Nazareno".    
Nervi tesi, dunque. E forse non c'era bisogno di Alfano per sancirlo: "Berlusconi non pensi di essere lui ancora il leader della coalizione facendo derivare l'investitura dalla conclusione della vicenda giudiziaria che lo coinvolgeva", entra a gamba tesa Fabrizio Cicchitto. "Se qualcuno pensa che questo verdetto ci restituisca Berlusconi nuovamente leader incontrastato del centrodestra, magnete attorno al quale ricostruire un'alleanza politica vincente e alternativa alla sinistra, si sbaglia. Una sentenza non sposta indietro le lancette della storia, ne' tantomeno quelle del centrodestra", rincara la dose Renato Schifani. Sulle stesse posizioni il ministro Lorenzin ed il coordinatore Quagliariello.    Ad Arcore non si apprezza. E sorge in Forza Italia il sospetto che Ncd si sia messo in testa di 'governare' il processo di riunificazione, proprio adesso che il Cavaliere sente invece di essere risalito a cavallo e di poter esercitare ancora l'antica leadership. "A noi la federazione dei partiti di centrodestra va bene, ma se il Ncd pensa di farla senza Berlusconi si sbaglia di grosso. Del resto, non mi pare che in una coalizione il partito piu' piccolo, Ncd, sia nella posizione di poter dettare le condizioni ai partiti piu' grandi", ribatte piccata per Fi Licia Ronzulli.     
Ora sebbene nessuno, a partire da Alfano, pensi che Berlusconi possa giocare nello stesso ruolo di un tempo, è un altro il punto centrale per il riavvicinamento al Cav. "Per noi, la questione politica è se Fi vuole partecipare alla grande alleanza popolare - spiega Alfano - cioè costruire il Ppe anche in Italia con noi di Ncd, l'Udc e tanti altri moderati. O se vuole strizzare l'occhio alla destra estrema, razzista, anti-europea e avversaria del Ppe a livello continentale e italiano". La portavoce di Ncd Barbara Saltamartini riassume: "Ci aspettiamo dal presidente Berlusconi una risposta chiara per ricostruire la grande area moderata del centrodestra, alternativa a Renzi". Ed il ministro Maurizio Lupi pone le condizioni: "proseguire sulla strada delle riforme, partendo da legge elettorale e preferenze. Non accettiamo si giochi ad alzare lo sbarramento per tagliarci fuori". Quanto alla leadership, che siano le primarie a definirla.

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