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Mostre, se un universo taglia forte diventa arte

Alla Galleria Artetika di Palermo, ventotto opere della giovane artista Francesca Cannatella prendono spunto dall’esperienza personale dell’autrice. «Ho lottato fin da bambina con chili da perdere e purtroppo ripresi». E dipingere è stato anche una specie di terapia

PALERMO. Una canzone di molti anni fa di Francesco De Gregori arriva veloce al cuore e alla mente come le donne belle e morbide dei quadri di Francesca Cannatella. Ricordano il sogno e la magia de La donna cannone, canzone tra le più belle e amate dagli estimatori del cantautore italiano.
C'è un vissuto nelle pitture di Francesca Cannatella, 28 anni, come 28 sono i quadri che espone nella prima personale. Fra contrasto di colori esotici e forme arrotondate e voluttuose, c'è la storia di una bambina grassottella che amava la danza sulle punte. Di un’ adolescente bulimica a disagio con sé stessa e con gli altri. Ma c'è anche la storia di una ragazza che tutto questo ha voluto superare ed è diventata donna.
Non a caso si intitola Metaformosi la mostra che si inaugura domani, alle 19, alla galleria Artetika in via Noto 40. Curatore dell'esposizione è Kino Mistral, un'artista che del colore ha fatto il suo segno contraddistintivo e con i contrasti ci lavora da sempre.
Ventotto tele in tutto di dimensioni diverse che ritraggono figure femminili in dolce attesa e altre raggomitolate su sé stesse in posizione fetale. E se ce ne fosse bisogno per spiegare l'evoluzione personale di Francesca Cannatella, come donna e come artista, ci viene in aiuto una figura leggendaria della filosofia cinese, Laozi: «Quella che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo chiama farfalla».
Studentessa del liceo artistico e poi dell'Accademia di Belle Arti del corso di Decorazione, Francesca Cannatella non ha difficoltà a raccontarsi. «Sono stata sempre a dieta - dice - dall'età di otto anni. A 16 pesavo 90 chili e mi sentivo derisa dal mondo intero. Piangevo quando tornavo a casa dopo la lezione di danza. Piangevo quando tornavo a casa da scuola. Piangevo mentre provavo dei vestiti nel camerino di un negozio - fa una pausa e poi dice: Piangevo sempre e mangiavo. Durante la mia vita ho perso e ripreso chili tante volte». Poi si è dedicata più intensamente alla sua passione, la pittura. Non ci sono ore del giorno e della notte quando deve completare un quadro. Dipingere l'ha aiutata a ritrovare la sua dimensione. Anche una rinnovata forma fisica.
I suoi quadri parlano di lei anche non solo attraverso le figure femminili, ma anche attraverso i simboli: una volta può essere un albero, verde lussureggiante o spoglio. Un'altra volta può essere un fior di loto. «Significa speranza e rinascita», dice prontamente la giovane artista. Oggi sta meno bene il suo cuore provato da un amore lungo, difficile e sofferto. Anche questo passaggio della sua vita lo racconta in pittura, in un trittico: nascita, incontro e abbandono. «Voluto o no - dice - in amore si vive l'abbandono». «E in faccia ai maligni e ai superbi il mio nome scintillerà - cantava De Gregori -. Dalle porte della notte il giorno si bloccherà, un applauso del pubblico pagante lo sottolineerà». La mostra è gratuita, ma gli applausi sono graditi. Lo pensa anche Francesca.

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