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Il fondo pensionistico agevolato per i furbetti di Strasburgo, provocato un buco da 233 milioni all'Europarlamento

Si chiama fondo di pensione complementare dei parlamentari europei e ha sede in Lussemburgo. Si tratta di un fondo con tassazione ai minimi al quale dal 1994 al 2009 eurodeputati di tutte le formazioni politiche e nazionalità hanno aderito. Nella lista (tenuta segreta per anni, ma rivelata dal giornalista tedesco Hans-Martin Tillack e da successive inchieste giornalistiche riprese da Open Europe), ci sono anche molti italiani: dal leader radicale Marco Pannella a quello leghista Umberto Bossi, passando per l’ex sindaco di Milano Gabriele Albertini e il segretario di Rifondazione Comunista Fausto Bertinotti. I nuovi eurodeputati non possano più aderirvi, ma in questi giorni è tornato di attualità in Spagna, dove sta provocando un terremoto politico nella sinistra radicale.

Questo perché tra privilegi insensati, investimenti scellerati e buchi di bilancio, il fondo continua a creare danni. Pur trattandosi di uno strumento volontario, i contributi che fino al 2009 lo alimentavano erano pagati per i due terzi dal Parlamento europeo e solo per il restante 33 per cento dagli eurodeputati. Inoltre, il trattamento percepito era ed è troppo generoso , tanto che, stando a quanto scritto da tutta la stampa britannica, ha creato un buco di 233 milioni di euro nel bilancio dell’Europarlamento che verrà tappato attingendo al bilancio comunitario.

La gestione avviene attraverso una Sicav, sigla dietro cui spesso si celano capitali in cerca di alti rendimenti e poche tasse. Anche l’impiego delle riserve desta qualche perplessità: secondo il think tank inglese Open Europe, 131 milioni di euro sono andati in fumo perché investiti in strumenti finanziari proposti dal broker-truffatore Bernard Madoff. Buco che dovrebbe essere ripianato dalla Ue.

Cinquanta eurodeputati su 78 (il dato si riferisce alla legislatura terminata nel 2009, l’unica per cui è disponibile la lista completa). Il fondo pensionistico integrativo con zero tasse e finanziato dall’Europarlamento faceva gola a molti: tra gli altri, il forzista Jas Gawronsky, l’ex finiana (oggi Ncd) Roberta Angelilli, il leader no global Vittorio Agnoletto, i leghisti Mario Borghezio e Francesco Speroni, Nello Musumeci de La Destra, Marco Rizzo dei Comunisti Italiani, Pier Antonio Panzeri del Pd, la leader verde Monica Frassoni, l’ex ministro in quota Cl Mario Mauro e perfino il radicale Marco Cappato.

Bruxelles, in un comunicato, giustifica l’affiliazione del fondo in Lussemburgo in quanto lì ha sede legale la Segreteria Generale dell’Europarlamento. Le prestazioni ottenute devono essere poi dichiarate nei Paesi d’origine e sottoposte al regime fiscale corrispondente, una volta ritirato il succulento premio pensionistico, al compimento dei 63 anni di età. Le Sicav, Società di investimento a capitale variabile, sono strumenti di gestione di patrimoni e risparmi introdotti anche in Italia dal decreto legislativo 84/1992, come attuazione di una direttiva europea, su imitazione di prodotti finanziari già esistenti proprio in Lussemburgo, campione di sotterfugi per chi è alla ricerca di molta discrezionalità e scarsa imposizione. Al di là delle precisazioni di Bruxelles resta il fatto che nel Granducato questi prodotti versano solo lo 0,01% annuale sul valore netto degli attivi, oltre ad essere esenti da ogni imposta societaria.

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