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Rimpasto, niente accordo tra Pd e Crocetta

Raciti insiste per azzerare la rappresentanza del partito. Roma vuole la presenza di tutte le correnti. Domani altro vertice

PALERMO. Più facile trovare un accordo sulle riforme da portare all’Ars che sul rimpasto. Tre ore di vertice notturno non sono state sufficienti a riportare unità fra il Pd e Crocetta. Anzi, la strada che conduce al terzo rimpasto e all’ingresso in giunta dei cuperliani si fa tutta in salita, complicata da logiche di correnti.
Formalmente un altro incontro è previsto per domani. Ma la premessa con cui Crocetta ci si avvicina rende tutto più difficile: «Posso mai fare un rimpasto ogni due mesi? Posso capire la richiesta di modificare qualcosa ma non mi si può chiedere di ricominciare da capo. Proprio no. E chi pensa il contrario non ha idea di quello che comporta». Il riferimento è alla richiesta ribadita ancora ieri dal segretario Fausto Raciti: azzerare almeno la delegazione del Pd per ridiscutere tutto con gli organi di partito. In realtà da settimane, complice l’inisistenza della segreteria nazionale, si lavora a una mediazione che prevede l’ingresso in giunta dei cuperliani: l’ala che fa capo allo stesso Raciti oltre che a Mirello Crisafulli e ad Antonello Cracolici è l’unica rimasta esclusa dal recente rimpasto. Anche Crocetta ha garantito la disponibilità a dare una rappresentanza. Ma i cuperliani, forti anche delle percentuali interne confermate dai risultati delle Europee, pressano per due posti. Il problema è che ora non ne sarebbe disponibile neppure uno. Nei piani di Crocetta infatti a fare spazio doveva essere Maria Rita Sgarlata, confermata a sorpresa due mesi fa e indicata in quota Pd. La Sgarlata era in realtà entrata in giunta al posto di Zichichi in quota Megafono, essendone una rappresentante siracusana. Ma adesso è entrata nell’area renziana e dunque nel vertice di martedì notte il presidente dell’assemblea del partito Marco Zambuto e il capogruppo Baldo Gucciardi l’hanno difesa. Anche perchè la presenza della Sgarlata garantisce equilibri delicati a Siracusa: lì il sindaco è il renziano Garozzo che aveva battuto Paolo Reale alle Amministrative. Ma Reale è poi entrato in giunta regionale col simbolo di Articolo 4 e ciò faceva temere ai renziani un indebolimento a livello locale. Da qui la difesa della Sgarlata. Che da ieri è ufficialmente il secondo assessore renziano: il primo è Giuseppe Bruno (Lavoro). A questo punto - ragionano nel Pd - la richiesta di due assessori cuperliani è di difficilissima realizzazione. Ma anche per assegnarne uno bisognerà lavorare diplomaticamente. A far spazio dovrebbe essere Bruno (ma Davide Faraone non ci sta) o una fra Michela Stancheris (Turismo) e Nelli Scilabra (Formazione) entrambe insostituibili per Crocetta. E Salvatore Calleri è considerato inamovibile dall’assessorato ai Rifiuti. L’ultimo assessore targato Pd è Roberto Agnello (area Lupo) all’Economia.
Di rimpasto si discuterà domani (ma la data non è confermata) quando si incontreranno di nuovo Crocetta, Raciti, Gucciardi, Giuseppe Lupo e Zambuto (che ieri ha ricevuto la fiducia di Lorenzo Guerini e resta dunque presidente malgrado la recente condanna che lo ha portato alle dimissioni da sindaco di Agrigento). Anche se Crocetta continua ad avvertire: «La stabilità è un presupposto fondamentale per poter governare». Il presidente potrebbe mettere sul tappeto anche i due posti da manager della sanità resi liberi dall’incompatibilità dei prescelti. Tuttavia anche Raciti avverte: «Il prossimo è l’ultimo incontro. O si dimostra di voler cambiare o non ha senso tenere il Pd in questa situazione». Intanto già martedì sembra essere stata trovata l’intesa su un calendario di riforme che vede, dopo la Finanziaria ter, assegnare la priorità ad acqua pubblica e formazione professionale. Su questi temi ci sarà una sorta di coordinamento fra Palazzo d’Orleans e il Pd.

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