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Salute, congresso a Palermo sulle complicazioni in gravidanza

PALERMO. Nel mondo, il numero di donne che ogni anno muoiono per complicazioni legate alla gravidanza e al parto negli ultimi 18 anni è diminuito del 34%.  Lo rileva, il nuovo rapporto «Trends in maternal mortality: 1990 to 2008» presentato a maggio del 2014 da UNICEF, OMS, UNFPA e Banca Mondiale. Si è passati da 546 mila decessi del 1990 ai 358 mila casi l'anno nel 2008. Questi sono alcuni dei dati che sono stati illustrati oggi al congresso «Highlights on Stillbirth and Maternal Mortality», promosso dal Ministero della Salute e organizzato dall'ospedale Buccheri La Ferla di Palermo al Teatro «Al Massimo». Dai dati emerge che esiste una forte discrepanza nella distribuzione dei decessi: la maggior parte di essi è concentrata nell' Africa Sub-Sahariana e in Asia Meridionale. Le cause principali di decesso sono: gravi emorragie dopo il parto, infezioni, crisi ipertensive, aborti effettuati in condizioni non sicure. Per quanto riguarda l'Italia, il tasso si aggira intorno all' 11.8 per 100 mila nati vivi, con notevoli differenze interregionali. I dati più bassi sono stati registrati al Nord e in Toscana con 8 morti ogni 100 mila nati vivi, mentre in Sicilia si arriva a 22 morti per 100 mila nati vivi, preceduti dal Lazio con 13.    «Occorre individuare strategie e procedure idonee a prevenire la mortalità materna - dice Maria Rosa D'Anna direttore dell'Uoc di Ostetricia e Ginecologia del Buccheri La Ferla - e in utero soprattutto nelle regioni in cui l'incidenza di tale problematica è superiore rispetto alle altre regioni d'Italia». Al congresso parteciperanno esperti nazionali e internazionali provenienti dagli Stati Uniti, dall'Inghilterra, dall'Olanda e dalla Spagna. «Per la mortalità materna e in utero sono stati identificati diversi fattori di rischio - continua - alcuni incomprimibili (l'etnia, i fattori socioeconomici e l'età materna avanzata) e altri su cui è possibile un intervento migliorativo, come le infezioni, l'esposizione a tossici e alcune patologie materne». Per D'Anna «migliorando l'approccio e l'accesso alle cure, i trattamenti farmacologici, la prevenzione nel corso della gravidanza, del parto e dei primi anni di vita del bambino è
possibile, infatti, prevenire le morti evitabili».

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