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Caltanissetta, ecco la città che chiude

CALTANISSETTA. Tassello dopo tassello la città assiste silenziosa alla chiusura di storiche attività commerciali. La crisi travolge tutto e tutti e spazza via griffe di prestigio e locali, dall'abbigliamento alla ristorazione, che hanno fatto davvero la storia cittadina. Passare da Corso Umberto e vedere il «Gran Caffè Romano» con le luci ormai spente è un pugno allo stomaco per i pur indifferenti nisseni. Lo è di più per i forestieri per i quali la tazzina nel più rinomato locale della città era quasi una tappa obbligata. E con la tazzina il celeberrimo «cannolo di Romano» o le «ramette di miele». Comprare la guantiera di dolci per decenni è stato un rito consumato da generazioni di nisseni perchè nei laboratori lavoravano autentici maestri dell'arte pasticciera. Novant'anni di attività cancellati come cancellati sono stati i suoi pochi posti di lavoro.
È scomparso il marchio «Spatafora» negozio ospitato a pianoterra di Palazzo Barile e, restando nel settore, ha chiuso i battenti «Il calzaturificio di Varese». Ed è scomparsa anche la focacceria Capodicasa in via Gigino Gattuso come la stessa fine hanno fatto i tantissimi negozietti di merceria varia e di ferramenta (per tutti Grasso e Pullerone). Poco alla volta si sono arresi all'onda d'urto della crisi che ha travolto anche «Cortese» il ristorante nisseno più conosciuto della Sicilia, meta di sportivi e gente dello spettacolo. Ed è un lontano ricordo anche la Standa che occupava ben tre piani (e un centinaio di dipendenti) di uno stabile all'inizio di corso Vittorio Emanuele dove oggi c'è Benetton.


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