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Lari a Caltanissetta: «La corruzione blocca l’economia»

L’incontro verteva sul tema «La normativa anticorruzione analisi e prevenzione»,Sono intervenuti anche Giovanni Chinnici, Fabio Trizzino, Salvatore Cardinale e Claudio Dall’Acqua

CALTANISSETTA. “Il fenomeno della corruzione ha assunto in Italia una dimensione da tutti riconosciuta gravissima. Per questo bisogna una volta per tutte affrontare il tema della revisione della normativa sulla corruzione”. Con queste parole il procuratore Sergio Lari, nel corso dell’incontro organizzato ieri a Palazzo Moncada dal consorzio universitario, sul tema “La normativa anticorruzione analisi e prevenzione”, ha caldeggiato una legislazione più ferrea e precisa per stroncare il dilagante malcostume che orami prende piede soprattutto all’interno della pubblica amministrazione e nel mondo politico. Al convegno sono intervenuti anche Giovanni Chinnici, della Fondazione “Rocco Chinnici”, Fabio Trizzino, del centro studi “Paolo Giaccone”, Salvatore Cardinale, presidente della Corte d’Appello e Claudio Dall’Acqua, presidente del Tribunale. Relatori Emilio Giammusso, presidente del consorzio universitario, Giancarlo Montedoro, direttore dell’Ufficio Affari Giuridici della Presidenza della Repubblica, Michele Laforgia, avvocato penalista del Foro di Bari e Ignazio Gibilaro, comandante regionale della Guardia di Finanza. “La corruzione – ha continuato Sergio Lari - incide sullo sviluppo della nostra economia, sul libero mercato, incide sulla libertà di scambio, scoraggia gli investimenti stranieri sul nostro territorio. La legge “Severino” varata nel 2012, ha dettato delle norme nel campo amministrativo che hanno il pregio di impostare significativi principi in tema di fenomeno corruttivo all’interno della pubblica amministrazione ma che non introducono delle modifiche nell’assetto normativo che sono indispensabili. Principalmente la modifica dei reati di falso in bilancio, del reato di riciclaggio, la semplificazione delle norme del codice penale in materia di corruzione. Basti pensare che al 13 marzo del 2014 su 60 mila detenuti in Italia soltanto 956 sono stati giudicati con sentenza definitiva per reati di corruzione. Cifre risibili a fronte di un fenomeno così vasto. Ben venga un incontro come quello di oggi che vede allo stesso tavolo un comandante regionale della Guardia di Finanza, professori universitari, avvocati penalisti, procuratori della Repubblica, e giuristi conosciuti a livello nazionale”. Novità sono state annunciate da Ignazio Gibilaro: “Noi dal 12 febbraio di quest’anno abbiamo realizzato un protocollo di intesa con l’autorità nazionale anticorruzione che si avvarrà in modo diretto della Guardia di Finanza per l’esercizio diretto di prevenzione e controllo sull’intero sistema dell’apparato pubblico e parapubblico”. 

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