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Guerra fredda Prandelli-Conte, il ct: "Decido io chi convocare"

Continua il botta e risposta a distanza, dopo la convocazione di Chiellini mal digerita dal tecnico della Juventus

ROMA. C'eravamo tanto odiati magari no, non ci siamo mai piaciuti sicuramente sì. La grande antipatia di Antonio Conte per Cesare Prandelli e viceversa è il film in onda sugli schermi del calcio italiano che rischia di vincere l'Oscar al contrario, e il «maleducato» sussurrato in nottata dall'allenatore juventino al ct per le modalità della convocazione di Chiellini («decido io chi chiamare» la secca risposta del tecnico azzurro) è solo una conferma. Troppo diversi gli stili dei due, persino ai tempi in cui giocavano: tanto era compassato e moderatamente elegante Prandelli, quanto dinamico e invasato Conte. Conte contro Prandelli, il presente e il passato Juve, e in mezzo il futuro della nazionale. «Prandelli ha convocato Chiellini infortunato senza telefonarmi, non è stato educato», l'acido attacco dell'allenatore bianconero ribadito stamattina dalla panchina d'oro. «Io ho il diritto di chiamare un giocatore che va in panchina», la replica secca e ben scandita di Prandelli. Juve contro Italia, Italia contro Juve. O meglio la nazionale e il suo movimento uno contro l'altro. Due modi opposti di pensare, a ben vedere perfettamente rappresentati da una coppia di allenatori agli antipodi: Conte l«avvelenatò, Prandelli l»eticò. Stesso cuore e polmoni simili in campo, quando in diverse epoche juventine vestivano identica maglia; poi, in panchina, strade assolutamente divergenti. A un certo punto, fino a qualche mese fa, il destino di Cesare e Antonio ha rischiato di incrociarsi di nuovo: l'incubo Champions che incombe sulla Juve, il fascino del progetto azzurro che fa colpo anche sugli Agnelli, e le voci su Prandelli accreditato come nuovo allenatore a Torino. Chissà se Conte ieri, dopo Milan-Juve, se lo è ricordato quando ha lanciato il suo attacco a sorpresa, confermando che neanche le vittorie più decisive sono sufficienti ad addolcirlo. «Chiellini è fermo da tre settimane, e ora Prandelli lo convoca. Mi sarei aspettato una sua telefonata, e invece nulla: non è un comportamento educato», l'affondo ripetuto da Coverciano alla consegna della panchina d'oro. Stavolta niente unanimità dai colleghi, stuferanno più le polemiche virali o le vittorie inarrestabili? Il paradosso è che il suo voto virtuale al 'gran cattivò Prandelli lo ha dato. «Io avrei scritto Conte, per come sa rimotivare i giocatori», il timido tentativo di ricucitura del ct, arrivato però al termine di una risposta che così dura non si era mai vista in quattro anni di Prandelli azzurro. «Io ho il diritto, e dico il diritto, di convocare un giocatore che è disponibile», l'incipit del tecnico della nazionale, in partenza per Madrid e poco concentrato sull'imminente Spagna-Italia. «Se un giocatore non è a disposizione, come Balotelli, non lo chiamo. Se sta recuperando da un infortunio lo chiamo, come De Sciglio. Chiellini aveva dato disponibilità». Ecco spiegata la convocazione del difensore, da parte sua imbarazzato al raduno azzurro («nella polemica non entro, sono qui per recuperare e tornare al 100%»).  Ma resta aperto il grande caso, il rapporto personale con Conte. E la difficile diplomazia con i club in generale, come dimostrano le critiche che arrivano anche da Garcia per il caso De Rossi. «In questi ultimi due anni ho avuto un rapporto con tutti gli allenatori - la risposta piccata di Prandelli al collega juventino- Abbiamo girato l'Italia, ci siamo resi disponibili sette giorni su sette ventiquattro ore al giorno. I nostri medici si sentono con quelli dei club negli ultimi quindici giorni prima di una partita, a tutti rispondiamo. A tutti gli allenatori che chiamano...». Perchè in passato, è il messaggio subliminale, l'Italia ha tenuto conto delle esigenze dei club facendo ruotare giocatori sovraccaricati: Pirlo, su tutti. Proprio il regista bianconero era stato finora l'unico precedente di attrito: da Torino filtrò per le partite dello scorso autunno il fastidio per una chiamata, e il ct rispose con un 'glielo dite voti ad Andrea di saltare una presenza azzurra?'. Era la punta di un iceberg. «Alle 23.22 di ieri - è l'affondo finale di Prandelli sul caso Chiellini - il medico della Juve ha mandato un sms: tutti a posto, anche Chiellini. Marotta dice che si aspettava una chiamata? Quando ha problemi mi chiama sempre, sono io che l'aspettavo...». Niente male, a 100 giorni dal Mondiale. La Juve non è solo il bacino azzurro (sette giocatori su 26 in questa chiamata), ma il simbolo del calcio italiano per club: sempre più in conflitto con gli interessi nazionali. «Stamattina - l'aneddoto raccontato da Prandelli - leggevo un libro in treno, e un signore davanti a me leggeva i giornali sportivi: come fa a essere così sereno che tutti la attaccano? mi ha chiesto. Sto sereno perchè per me la grande bellezza è esattamente questa: l'azzurro. Ed essere attaccato da tutti comincia a piacermi».

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