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Faraone: «Renzi premier, ma solo dopo le riforme»

Il parlamentare, stretto collaboratore del segretario Pd, esclude a Palazzo Chigi la «staffetta» con Enrico Letta

CATANIA. Matteo Renzi non ha ancora «chiamato il cambio», la staffetta con Enrico Letta è un’ipotesi remota. Parola di Davide Faraone, ieri impegnato nella Direzione nazionale del Pd. Il deputato regionale, tra i più stretti collaboratori del sindaco-segretario, respinge che Renzi abbia «tentazioni». Anzi, esclama : «Un amico proprio in queste ore mi ha scritto un messaggio per ricordarmi che, quando nella vecchia Democrazia Cristiana si voleva fare fuori qualcuno, gli si proponeva la presidenza del Consiglio!».

LA DIREZIONE PD ERA STATA PRESENTATA COME UN’ULTIMA SPIAGGIA, UNA SFIDA-SALVEZZA, PER IL GOVERNO LETTA. NIENTE DI TUTTO QUESTO, ALLORA?
«Nessuna sfida-salvezza. Era semplicemente una riunione convocata sul tema della riforma del Senato e del titolo quinto della Costituzione. Insomma, la dimostrazione che stiamo riciclando questa legislatura facendone una legislatura costituente».

RENZI, QUINDI, NON PUNTA PIÙ A PALAZZO CHIGI?
«Renzi punta a Palazzo Chigi, ma solo dopo avere fatto le riforme. E una legge elettorale che gli consentirà di candidarsi per quella carica. Noi siamo impegnati perchè questo governo funzioni e faccia scelte politiche, non un esecutivo tecnico. L’impegno del Pd stabilizza questa legislatura. Nessuna staffetta».

GLI ALLEATI SOLLECITANO UN RIMPASTO, QUALCUNO SI SPINGE A DIRE: «RENZI PREMIER SUBITO». UNA TRAPPOLA?
«È un dibattito da prima Repubblica. Ormai da anni, invece, noi stiamo cercando di far comprendere che si può fare politica senza occupare poltrone. Sulla composizione del governo, deve decidere Letta. La discussione sul rimpasto non ci interessa. Renzi, invece, ha già convocato il partito per parlare di temi concreti. Il 20, ad esempio, tratteremo il Jobs Act (le norme per il rilancio dell’occupazione, ndr) e sarà una proposta rivoluzionaria».

LO SCONTRO DI QUESTE ORE AL SENATO SULLA COSTITUZIONE DI PARTE CIVILE NEL PROCESSO BERLUSCONI NON RISCHIA, PERÒ, DI VANIFICARE TUTTO?
«Non credo. La scelta del presidente Piero Grasso è assolutamente legittima e non ritengo possa incidere minimanente sulle riforme».

MATTEO RENZI OGGI HA RIBADITO LA SUA «STRATEGIA DI USCITA» DAL BICAMERALISMO PERFETTO. LEI CREDE DAVVERO CHE AL SENATO PASSERÀ?
«Questo è un fatto storico. Per la prima volta, chiusa la legge elettorale, abbiamo la possibilità di trasformare il bicameralismo perfetto in monocameralismo imperfetto. E paradossalmente l’imperfezione rappresenta un punto di forza... Io sono fiducioso che questa possa essere una legislatura di riforme».

E DAVIDE FARAONE, DEPUTATO ALL'ARS, CHE NE PENSA DELLA MODIFICA DEL TITOLO QUINTO DELLA COSTITUZIONE CON IL RIDIMENSIONAMENTO DELLE REGIONI?
«In questi anni, vi sono state grandi criticità sulle materie concorrenti (su cui legiferano sia Stato che Regioni, ndr) e che queste vadano assolutamente eliminate. Alcune tematiche importanti, peraltro, sono scomparse dall’agenda politica nazionale. Prendete la Sanità, ad esempio».

CAMBIERÀ QUALCOSA ANCHE PER LA SICILIA E LE ALTRE REGIONI AD AUTONOMIA SPECIALE?
«Anche questo rientra nella discussione complessiva. Quando punti al Senato delle Autonomie e metti mano alla riforma del titolo quinto, privilegiando i Comuni rispetto alle Regioni, rimetti in gioco pure l’autonomia».

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