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Guerra delle tessere nel Pd, ora scoppia il caso Ragusa

L’elezione del segretario provinciale del centro ibleo viene sconfessata dalla commissione regionale. Scontri anche a Trapani e Siracusa

RAGUSA.  Black-out, cugini «contro» e congressi-fantasma. A Ragusa, ieri, le trincee più avanzate nella «guerra delle tessere» del Pd siciliano. Peppe Calabrese, aspirante segretario provinciale, ha invano chiesto la sospensione dell’assemblea, in programma per la serata in una sala cittadina. Giovanni Denaro, il rivale, ha tirato dritto. Lui, con l’apporto del «renziano» Mario D’Asta, l’eletto. Già sconfessato, però, dal presidente della Commissione regionale Congressi, Alfredo Rizzo: «Abbiamo ripetuto in questi giorni che il secondo e il terzo circolo della città di Ragusa non avevano diritto ai delegati, perchè di recente costituzione, ma loro sono voluti in ogni caso andare avanti. Evidentemente, pensano che possono darsi da soli le regole».
In terra iblea, è Battaglia. Gianni Battaglia, l’ex senatore che è cugino-rivale di Calabrese: «Ma i parenti non si scelgono», avverte il candidato alla segreteria. Tra i due, è scontro anche sui «fatti di Comiso». Peppe Calabrese esclama: «In quel congresso, è successo persino che hanno staccato la luce per infilare schede già compilate dentro l’urna». La replica: «Mi dicono che il black-out si sia verificato davvero. E, poi, lo stesso Calabrese racconta di essersi seduto su quell’urna appena se n’è andata la luce ... Anche volendo, quindi, nessuno ha potuto approfittarsene !». Significativa, comunque, l’assenza di «garante» della Commissione regionale, ieri a Ragusa: «Non credo ve ne fosse bisogno», commenta Battaglia. Che sulla moltiplicazione delle sezioni e degli iscritti nel capoluogo afferma: «Proprio Calabrese dovrebbe spiegare perchè lo scorso anno, quando ancora esisteva un solo circolo, i tesserati erano 830 mentre adesso, che i circoli sono tre, sono mille 200 solo da lui. Se consideriamo che a Milano hanno votato in 2 mila 700, qualcosa non torna». Altrove, comunque, non volano colombe di pace. Da Trapani a Siracusa, infatti, molti — quasi fossero Mourinho ... — dicono di sentire sempre forte «il rumore dei nemici». Ad Agrigento, intanto, è stata rinviata l’elezione del presidente dell’assemblea dopo un braccio di ferro tra big del partito locale sul nome dell’uscente, Pippo Sinesio. Proclamato, invece, il nuovo segretario che è il «cuperliano» Peppe Zambito. Per Alfredo Rizzo, comunque, «i problemi veri sono sempre nel partito aretuseo dove lo scontro (da un lato Liddo Schiavo, sostenuto tra gli altri dal sindaco del capoluogo, Giancarlo Garozzo, dall’altro Carmen Castelluccio, che ha dalla sua parte i parlamentari locali, ndr) è reale e difficilmente sanabile». Ieri, a Siracusa, convocazioni «concorrenti» per i congressi di quartiere. Nel salone della chiesa di San Corrado, la «chiamata» del segretario cittadino Paolo Gulino che sostiene il «renziano» Schiavo. Al «Centro Pio La Torre» di piazza Santa Lucia, invece, la riunione indetta dalla Commissione provinciale guidata dal «bersaniano» Turi Raiti, tra gli sponsor di Carmen Castelluccio. Insomma, pure Siracusa sembra contagiata dalla «sindrome trapanese». Qui, domenica, l’area di Baldo Gucciardi — capogruppo Pd all’Ars — e una bella fetta di «renziani» avevano infatti eletto segretario cittadino Francesco Brillante, mentre da un’altra parte della città i dissidenti votavano per Danilo Orlando. Il presidente della Commissione regionale precisa: «A Trapani, l’unico congresso cittadino valido è quello convocato dalla Commissione provinciale (qui domenica era stato eletto segretario Franco Brillante, mentre da un’altra parte della città i dissidenti votavano per Danilo Orlando, ndr)».

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