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Associazione calciatori: "Giusto processo anche per i giocatori"

Quello dell' Aic è un ben organizzato contropiede. Coni e Figc da tempo studiano il problema, il sindacato dei giocatori passa ai fatti, proponendo la propria idea di riforma della giustizia sportiva

FIRENZE. Un giusto processo anche per i calciatori. In tempi di frequenti scandali per il calcioscommesse e in vista di una riforma della giustizia sportiva sempre più urgente, quello dell' Aic è un vero e ben organizzato contropiede. Coni e Figc da tempo studiano il problema, il sindacato dei giocatori passa ai fatti, proponendo la propria idea di riforma della giustizia sportiva. Un'idea che si basa su quattro punti fondamentali: il primo punta sul riconoscimento al difensore dell'inquisito della possibilità di svolgere investigazioni, i cui risultati, acquisiti di diritto al fascicolo del procedimento, devono avere un valore probatorio identico rispetto agli atti assunti dalla procura federale; il secondo a una istituzione di un giudice delle indagini, con il potere di disporre il rinvio a giudizio o l'archiviazione sulle richieste della procura federale e dell'inquisito, all'esito di un contraddittorio cartolare; il terzo punto alla valutazione della prova nel rispetto della presunzione d'innocenza e divieto di assumere a fondamento della decisione chiamate in correità in difetto di riscontri esterni concreti e individualizzanti; il quarto sull'applicazione delle norme del codice di procedura penale, in quanto compatibili e per quanto non espressamente previsto nel codice di giustizia sportiva.  Di tutto questo si è parlato oggi all'Università degli Studi di Firenze, dipartimento di scienze giuridiche, durante il Convegno organizzato dall'Aic dal titolo «La giustizia sportiva nel calcio. Prospettive di riforme». Il convegno è stato presieduto dall'avvocato Carlo Zoli (Ordinario del Diritto del lavoro dell'Università di Bologna) e ha visto la partecipazione del professor Luca Di Nella (Ordinario di Diritto civile dell'Università di Parma), dell'avvocato Tommaso Frosini (Ordinario Diritto costituzionale dell'Università Suor Orsola Benincasa di Napoli), dell'avvocato Giovanni Flora (Ordinario di Diritto Penale dell'Università di Firenze), dell'avvocato Piero Gualtieri (già Ordinario di Diritto processuale e penale dell'Università di Urbino), dell'avvocato Piero Sandulli (Ordinario di Diritto processuale civile dell'Università di Teramo) e l'avvocato Giuseppe Morbidelli (Ordinario di Diritto amministrativo dell'Università di Roma la Sapienza), oltre a quella dei giornalisti Ruggero Palombo (Gazzetta dello Sport), Fabio Monti (Corriere della Sera), Piercarlo Presutti (Ansa), Enrico Varriale (Rai) ed Edmondo Pinna (Corriere dello Sport). Al convegno era presente anche il presidente dell'Associazione Italiana Calciatori Damiano Tommasi: «La giustizia sportiva - ha detto - ha tempi diversi dalla giustizia ordinaria. Le esigenze delle competizioni a volte determinano decisioni prese in poco tempo. Quelle che sono le nostre riflessioni sono soprattutto legate al fatto che le squalifiche per un tesserato, dal punto di vista sportivo, visto che sono solitamente di tre o cinque anni, sono molto pesanti. Quando queste lasciano qualche dubbio o qualche incertezza nella decisione sicuramente fanno riflettere perchè la carriera di parecchi atleti viene condizionata molto». Oltre a pensare ad una riforma della giustizia sportiva, l'Aic sta conducendo anche una battaglia per l'abolizione del vincolo nei dilettanti. «Purtroppo ne stiamo discutendo molto meno di quello che volevamo - ha rilevato Tommasi -. Andiamo avanti nella nostra battaglia, è una scelta che abbiamo fatto. Per un ragazzo ma soprattutto per una famiglia, visto che il vincolo si firma ai 14 o 16 anni, dieci anni di vincolo sportivo per una società calcistica credo che sia fuori dal tempo e ci sono modi migliore per tutelare sia l'attività a livello dilettantistico delle società».

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