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"Eat", a Brooklyn un ristorante dove è vietato parlare

Il silenzio è d'oro. Ed è anche
la regola aurea di Eat, un ristorante di Greenpoint a Brooklyn
che ha lanciato una nuova tendenza. In uno dei quartieri più
alla moda della Grande Mela una volta al mese tutti i commensali
cenano come se fossero in un monastero. L'idea è venuta a Nick
Nauman, il giovanissimo chef, per combattere l'«alienazione»
provocata dalle innumerevoli distrazioni che i clienti
incontrano mentre mangiano.
Eat è un locale minimalista: pareti bianco-calce, sui tavoli
vasellame prodotto da ceramisti della zona. Anche il cibo,
rigorosamente organico, è a «chilometro zero». Ma la
peculiarità dell'offerta che diversifica questo ristorante dai
mille altri che popolano questa zona di Brooklyn è la scelta di
mettere al bando qualsiasi conversazione: «Un modo - spiega
Nauman - di concentrasi sull'esperienza del mangiare, una delle
attività umane più profonde».
New York ovviamente è una delle città più rumorose del
mondo e capita spesso al ristorante di non riuscire a sentire
quel che dice il tuo commensale, tanto è alto il livello di
chiasso che ci circonda. Una delle ragioni sta nel «restyling»
che si sono dati molti locali, abbandonando le pesanti moquette
e velluti un tempo di moda e che, per antiquati che fossero,
assorbivano i rumori.
L'anno scorso il New York Times ha scoperto che un terzo dei
ristoranti in città hanno livelli di suono pericolosamente
alti: a Williamsburg, poco lontano da Greenpoint, i livelli di
rumore di Brooklyn Star si aggirano sui 96 decibel: gli stessi
di un trapano elettrico.
Una cena da Eat dura 90 minuti e se qualcuno rompe il
silenzio viene «punito»: il suo piatto viene tolto dal tavolo e
trasferito su una panca all'esterno del locale. «L'energia della
gente che apprezza quello che sta mangiando è palpabile e ti
motiva a creare proposte sempre più buone», dice Nauman. Capita
così che in quell'ora e mezza di attività gustatorie, gli
unici suoni che si sentono sono quelli di una donna che parla al
cellulare per strada o del cucchiaio che sbatte su un piatto
dalla porta della cucina. Questo permette di concentrarsi sulle
varie portate fino alla torta di mele che conclude il pasto al
termine del quale Nauman congiunge le mani in un «Namaste»
sottovoce.
E l'idea sembra prendere piede: Honi Ryan, un'artista
australiana che ha organizzato feste silenziose in giro per il
mondo, sta pensando di aprire in ottobre un ristorante come Eat
a Londra: «È una chance di connettersi in uno spazio reale in
mezzo a un mondo mediato da parole e immagini per rivelare
l'umanità che è alla base di tutti noi».

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