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Lampedusa, non lasciateci soli

Come si fa a considerare ancora un’emergenza lo sbarco dei clandestini sulle coste siciliane? La tragedia di ieri a Lampedusa non è un incidente. Impone una riflessione seria e, speriamo, definitiva. Intanto smettiamola con lo stupore come di fronte ad un fatto eccezionale. Tutta la stagione estiva è stata punteggiata di sbarchi, e purtroppo, di lutti.
Non solo Lampedusa ma l’intera Sicilia è diventata una gigantesca zattera cui si attaccano i disperati provenienti dal fronte sud del Mediterraneo: Catania, Siracusa, Scicli, Porto Empedocle, addirittura Palermo. Ormai non c’è angolo dell’Isola che non sia teatro di sbarchi e di lutti. Le condizioni atmosferiche che andranno a peggiorare rendono sempre più probabili tragedie come quella di ieri. Bisognerà sperare nel Generale Inverno per rendere inaccessibile il braccio di mare che ci separa dalle coste africane. Ma davvero possiamo affrontare una sfida umanitaria di queste dimensioni affidandoci solo all’inclemenza del mare e del tempo?
È assolutamente necessario che il tema divenga una priorità assoluta a Roma e a Bruxelles. Non può restare un problema della Sicilia e dei siciliani. Tanto meno la sua soluzione può essere affidata alla tradizionale accoglienza dell’Isola che, nella Storia, è stata invasa decine di volte.
È anche possibile che qualcuno, specie a Bruxelles, lo pensi davvero. Come leggere altrimenti il rapporto approvato all'unanimità dalla commissione migrazioni del Consiglio d'Europa? Sottolinea che «l'Italia non è stata in grado di gestire un flusso che è e resterà continuo». Critica i ritorni forzati di immigrati in paesi, come la Libia, dove rischiano la tortura, se non la vita. Condanna la gestione dei centri d’accoglienza. Ribadisce che «a causa di sistemi di intercettazione e di dissuasione inadeguati», l'Italia si è trasformata in una calamita per l'immigrazione. Un fenomeno che rischia di danneggiare «l’ordine legale».
Insomma, l’Europa bacchetta l'Italia tranne poi lodare, con qualche sussurro, la generosità della popolazione civile. Non è questo che ci serve. È necessaria una mobilitazione generale perché lo squilibrio fra ricchi e poveri è sempre più ampio e la velocità delle migrazioni sempre maggiore. Siamo di fronte all’invasione di popolazioni disperate. Un fenomeno così ampio non può essere fronteggiato con una politica di accoglienza totale. Purtroppo è un lusso che non ci possiamo permettere.
Ieri, proprio mentre arrivavano le notizie sulla tragedia di Lampedusa, era in corso la trasmissione «Ditelo a Rgs» dedicata ai nomadi di Palermo. Una comunità di centinaia di persone che vive in spazi assolutamente inidonei. Aprire le porte è stato un gesto di grande generosità della città. La mancanza di risorse, però, ha reso vergognose le condizioni dell’accoglienza. Per dare senso compiuto alle politiche di inclusione servono risorse fresche e regole nuove. Ha ragione Papa Francesco quando, di fronte alla strage di Lampedusa, dice che non possiamo che vergognarci. Per questa volta, però, non siamo noi siciliani a doverlo fare.
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