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Soldi agli enti, Crocetta boccia la Tabella H

PALERMO. «Ho forti dubbi di costituzionalità sulla Tabella H. Sì, non mi stupirei se il Commissario dello Stato la impugnasse ma in quel caso entro un mese saremmo pronti a varare una legge che regola l’erogazione dei contributi regionali prevedendo un bando e controlli per gli enti che ricevono soldi pubblici»: Rosario Crocetta parla a 24 ore dall’attesa pronunzia del prefetto Carmelo Aronica sull’elenco di 137 enti e associazioni vicine alla politica che si dividono una torta di 24 milioni. Già nel momento dell’approvazione, alle 5 del mattino del primo maggio, Crocetta aveva preso le distanze dalla Tabella H assistendo al voto dell’Ars dalla sala stampa.

PRESIDENTE, MONTA LA POLEMICA SUI CONTRIBUTI A PIOGGIA. NON TEME QUESTO CLIMA DA TUTTI CONTRO TUTTI?
«Le polemiche erano prevedibili. Ma va anche detto che la Tabella H si trascina così da parecchi anni. Rifinanziandola in modo identico l’Ars si è assunta una grande responsabilità, quella di essere accusata di attività discrezionale. È un vulnus terribile. Tuttavia devo ammettere che c’erano parecchi deputati che avrebbero voluto cambiare il sistema di attribuzione di questi soldi ma poi si sono fatti convincere da quanti volevano un sistema immutato. In questo modo, secondo alcuni, si sono salvati gli enti meritevoli, che pure sono inseriti nella Tabella H».

DUNQUE SI ATTENDE CHE IL COMMISSARIO DELLO STATO IMPUGNI QUESTA PARTE DELLA FINANZIARIA?
«Attendermelo è troppo. Ho timori di incostituzionalità. E registro che c’è una sentenza della Corte Costituzionale che ritenne alcuni anni fa illegittimo un analogo provvedimento della Regione Lazio perchè, in sintesi, assegnava privilegi a enti ben individuati e senza apposite procedure concorsuali. Un po’ quello che succede in Sicilia. Ma ricordo a tutti che il progetto del governo era diverso».

ALCUNI DIRIGENTI DELLE ASSOCIAZIONI BENEFICIARIE DI FONDI DELLA TABELLA H OGGI LANCIANO L’ALLARME. CHI SI OCCUPA DI MALATI ONCOLOGICI O DI ASSISTENZA AI DISABILI O GUIDA FONDAZIONI CULTURALI, SOSTIENE CHE SE SI FERMANO QUESTI CONTRIBUTI SI BLOCCANO LE ATTIVITÀ E SI BUTTA QUINDI IL BAMBINO CON L’ACQUA SPORCA. COSA RISPONDE?
«È vero, ci sono attività che vanno tutelate. Ma è pur vero che queste dovrebbero essere normalmente assicurate dai servizi sociali o comunque dai fondi destinati a questo settore. E lo stesso vale per la cultura, ha ragione Antonio Presti quando dice che va sottratta al mercato delle clientele».

E ALLORA?
«E allora io dico che in un mese potremmo portare all’Ars una legge che stabilisca che le spese di funzionamento degli enti meritevoli, penso a quelle per la cura delle opere d’arte o per i macchinari sanitari, siano assicurate con fondi del bilancio fissi. Mentre i progetti annuali che questi enti portano avanti vanno finanziati con un altro fondo e assegnati solo dopo un bando pubblico. Inoltre dobbiamo aumentare i controlli su chi percepisce contributi pubblici. Fino a ora ne sono stati fatti pochi e non approfonditi. Io non credo che si possa solo esaminare carteggi e voci di bilancio, servono anche ispezioni nelle sedi per verificare realmente le attività svolte e le procedure seguite. Bisogna verificare l’efficienza di chi prende soldi pubblici. Questo era il piano del governo fin dall’inizio».

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