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Corruzione nell’appalto Disueri, si apre processo a imprenditori

A giudizio due fratelli chiamati in causa quali presidente e amministratore della Safab

CALTANISSETTA. Due imprenditori tornano alla sbarra per lo scandalo legato ai lavori della diga Disueri. Indagine, quella relativa al completamento del bacino idrico che sorge tra i territori di Mazzarino e Gela, che aveva pure coinvolto funzionari del Genio Civile. Ora i fratelli Luigi e Ferdinando Masciotta (difesi dagli avvocati Giacomo Butera e Giovanni Di Benedetto) sono chiamati in tribunale (corte presieduta dal dottor Mario Amato) per rispondere di corruzione. Uno è presidente, l’altro amministratore delegato della «Safab», società che si aggiudicò l’appalto per la realizzazione delle opere e sono accusati di avere versato tangenti ai funzionari del Genio perché rivedessero i costi dei lavori, rialzandone l’importo. Avrebbero dovuto sborsare – secondo la tesi accusatoria – poco più di centodiecimila euro nelle tasche dei presunti funzionari «infedeli», perché questi accogliessero la loro esortazione a far lievitare i costi. Richiesta, la loro, che si sarebbe fondata sui danni che hanno lamentato di avere subito per uno stop di sei mesi, causato da un contenzioso tra la loro società e il consorzio di bonifica di Gela. Dei due dirigenti dell’ufficio del genio civile tirati in ballo, uno è stato poi assolto, l’altro condannato in primo grado a un anno e otto mesi pure lui per corruzione. E adesso i due Masciotta – sulla scia di un’indagine della Squadra mobile di Palermo - sono gli unici dei sei accusati di corruzione finiti agli arresti nell’agosto di quattro anni fa, ad avere un conto aperto con la giustizia ancora fermo al primo grado del giudizio. VI.F.

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