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Procura di Palermo-Napolitano, accolto il ricorso del Quirinale

Sì della Corte costituzionale all’appello del presidente della Repubblica sul conflitto. “Non spettava alla Procura di valutare la rilevanza delle intercettazioni né di omettere di chiederne al giudice l'immediata distruzione ai sensi dell'articolo 271 del codice di procedura penale”

ROMA. La Corte costituzionale ha accolto il ricorso del Presidente della Repubblica sul conflitto con la Procura di Palermo: dichiarando che non spettava alla Procura di valutare la rilevanza delle intercettazioni né di omettere di chiederne al giudice l'immediata distruzione ai sensi dell'articolo 271 del codice di procedura penale.
"La Corte costituzionale - informa la Consulta - in accoglimento del ricorso per conflitto proposto dal Presidente della Repubblica ha dichiarato che non spettava alla Procura della Repubblica presso il Tribunale ordinario di Palermo di valutare la rilevanza della documentazione relativa alle intercettazioni delle conversazioni telefoniche del Presidente della Repubblica, captate nell'ambito del procedimento penale n. 11609/08 e neppure spettava di omettere di chiederne al giudice l'immediata distruzione ai sensi dell'articolo 271, 3° comma, c.p.p. e con modalità idonee ad assicurare la segretezza del loro contenuto, esclusa comunque la sottoposizione della stessa al contraddittorio delle parti".

MESSINEO: ASPETTIAMO DI LEGGERE IL PROVVEDIMENTO. "Non credo che si debbano fare commenti allo stato. Aspettiamo di leggere il provvedimento".
Lo ha detto il procuratore di Palermo Francesco Messineo, che non ha voluto fare dichiarazioni sulla decisione della Corte Costituzionale di accogliere il ricorso del presidente della Repubblica sul conflitto di attribuzioni con la Procura di Palermo.
Messineo, questa mattina, ha partecipato all'udienza in cui si è discusso il ricorso.

LE INTERCETTAZIONI ANDRANO DISTRUTTE. Per conoscere nel dettaglio la decisione assunta oggi dalla Consulta, dopo oltre 4 ore di Camera di Consiglio, sul conflitto di attribuzione tra il Presidente della Repubblica e la Procura di Palermo, bisognerà attendere il deposito della sentenza, e quindi le motivazioni, che avverrà nelle prossime settimane, presumibilmente a gennaio. Da quanto comunicato dalla Corte al termine della Camera di Consigli, emerge che la Consulta ha ravvisato un'omissione da parte della Procura di Palermo per non aver attivato la procedura prevista per le intercettazioni vietate dall'art. 271 del codice di procedura penale. E da questo discende che i magistrati palermitani dovranno ovviare a questa omissione, chiedendo al giudice di distruggere le intercettazioni.

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