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Intervento su un tumore raro: Caltanissetta, gravidanza salva

Delicate diagnosi e operazione al cranio di una giovane incinta

CALTANISSETTA. Diagnosticato e curato all’ospedale Sant’Elia di Caltanissetta un caso raro. L’intuizione di Nino Granata, responsabile del reparto di Endocrinologia, esperto in diagnostica generale, ha consentito l’individuazione di un tumore di tre centimetri all’ipofisi, ghiandola che si trova alla base del cranio, ad una donna incinta, che così potrà portare avanti una gravidanza che diversamente sarebbe stata a rischio.
Lei, una ragazza di 28 anni di origini rumene ma ormai da tanti anni residente a Caltanissetta, accusava fortissimi dolori alla fronte, accompagnati da forti nausee, perdita di peso e anche un drastico calo della vista da un occhio. Inizialmente, aveva pensato che si trattasse di disturbi legati alla gravidanza e recandosi in ospedale era stata visitata e poi dimessa, ma il persistere dei disturbi l’ha indotta a rivolgersi allo specialista del Sant’Elia. «La paziente – ha dichiarato il dottore Granata – aveva un tumore all’ipofisi secernente ormone della crescita di 3 centimetri che comprimeva il nervo ottico. L’acromegalia è una malattia rara, ma il caso è unico al mondo perché diagnosticato per la prima volta in gravidanza. Sono state necessarie delicate scelte di ordine terapeutico che non avevano precedenti in letteratura scientifica. La paziente è stata operata dal neurochirurgo del Cannizzaro di Catania, Corrado D’Arrigo che ha proceduto senza l’ausilio dei raggi X e accedendo alla base del cranio dalle fosse nasali».
Adesso la giovane sta bene e in marzo partorirà il suo bambino. «Mi sono sentita benissimo – ha dichiarato I.I. – già da subito dopo l’operazione. La vista è tornata quando ero ancora in sala operatoria. Oggi sono totalmente guarita, non ho alcun sintomo e ho ricominciato a prendere peso. Il giorno dopo l’intervento ero in piedi come nuova. Ringrazio il dottore Granata, che oltre ad essere un bravissimo medico è anche una persona squisita, nonché il professore D’Arrigo che mi ha chiesto il permesso di inserire il mio caso nei libri di medicina».

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