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Scontro fatale lungo la «640»: chiesto il processo per 14 medici

Sono sanitari dei reparti di neurochirurgia e rianimazione del «Sant’Elia»

CALTANISSETTA. La procura ha chiesto il processo per quattordici medici del «Sant'Elia», tra neurochirurghi e rianimatori, e un camionista. Tutti accusati di omicidio colposo. Imputazione legata alla morte, sull'onda di un incidente stradale, di un automobilista di origine narese. La vittima è il cinquantottenne Giuseppe Cavaleri, cognato del procuratore aggiunto di Agrigento, Ignazio Fonzo, morto il 4 maggio di tre anni fa in contrada Grottarossa, lungo la statale 640. Quella mattina il rimorchio del Tir guidato dal camionista imputato ha tamponato la «Bmw» con al volante Cavaleri che viaggiava in direzione opposto rispetto all’autoarticolato. L'auto è poi finita fuori strada.
E ieri il Gup Lirio Conti ha rigettato una serie di eccezioni legate alla presunta inutilizzabilità di taluni atti chiesta dal collegio di difesa. In particolare le consulenze disposte, nella fase dell’indagine dal sostituto procuratore Alessandro Aghemo, riguardanti una l’operato dei sanitari del reparto di neurochirurgia del Sant’Elia, l’altra i loro colleghi di rianimazione. Quegli atti secondo i legali degli imputati (gli avvocati Michele Micalizzi e Giacomo Butera), sarebbero stati eseguiti oltre i termini massimi. Di parere opposto la procura e le parti civili, ovvero i familiari della vittima (assistiti dall’avvocato Angela Porcello). Alla fine, il giudice, ha rigettato le eccezioni difensive, ammettendo di fatto agli atti quelle perizie. Così l’accusa ha proposto la condanna dei sanitari del «Sant’Elia» che si sono succeduti nelle cure prestate a Cavaleri. Assistenza sanitaria racchiusa nell’arco di tempo racchiuso tra il 4 maggio del 2009 e il 15 maggio successivo: la prima data coincide con il giorno dell'incidente, la seconda con quella del decesso del ferito.
E l’indagine s’è sviluppata in due momenti diversi. In una prima fase è stato inscritto nel registro degli indagati il nome del camionista coinvolto nel sinistro. Ma dopo il decesso dell’automobilista sono finiti nell’occhio del ciclone anche i medici del «Sant’Elia» dove la vittima è rimasta ricoverata per una dozzina di giorni, prima che il suo cuore si fermasse per sempre. Ieri dopo le «schermaglie» tra le parti, il pm Lucia Scapellato ha chiesto il rinvio a giudizio dei quindici imputati - quattordici medici e l’autotrasportatore - così come le parti civili. A gennaio le repliche della difesa e la decisione del Gup. 

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