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La confusione della politica italiana

«Grande è la confusione sotto il cielo. La situazione è eccellente», diceva Mao Tse Tung. Sulla confusione politica italiana non ci piove. Ma la situazione per chi è eccellente? Per Mario Monti? Nelle consultazioni con i leader politici, il presidente del Consiglio si è mostrato prudentemente ottimista. Non tornerà da Bruxelles a mani vuote. E' difficile che siano piene, ma certamente otterrà qualcosa di sufficiente per calmare le fibrillazioni di facciata degli alleati, soprattutto del PdL. Berlusconi e Alfano si accontenteranno: nessuno pensa alle elezioni, il resto è fuffa. La situazione sembra eccellente per Bersani e Casini. Si sono fidanzati e Casini, di buona memoria storica, ha osato citare l'esperienza del Compromesso Storico tra Moro e Berlinguer che sostenne per tre anni (1976-1979) il governo Andreotti. La cosa - pure politicamente prevedibile - fa una certa impressione a chi ricorda che Casini viene da quell'area della Dc (Forlani) che il compromesso storico l'ha sempre trovato indigesto e fu costretta ad accettarlo dopo un memorabile e drammatico discorso di Moro dinanzi ai gruppi parlamentari democristiani riuniti. Da allora son passati 36 anni, i comunisti e i democristiani non si chiamano più così e viviamo in un altro mondo. La posizione di Casini è perciò comprensibile. Egli punta da molto tempo al Quirinale, il PdL non ha nessuna difficoltà a mandarcelo, ma il Pd ha maggiori possibilità di vincere le elezioni. Quindi è meglio fare i patti con chi può mantenerli più facilmente. Il fidanzamento Bersani - Casini, oltre a molti apprezzamenti dall'Italia «democratica» e dalla Società Civile per bene, suscita peraltro anche alcune diffidenze nei due campi. In campo democratico, molti - a cominciare da Matteo Renzi - hanno il sospetto che questo serva a Bersani per annullare la promessa delle primarie. Se Bersani firma il patto con Casini, come si può mettergli tra i piedi un altro candidato? (Casini ha peraltro manifestato anche negli ultimi giorni un ottimo rapporto personale con il sindaco di Firenze). In campo Udc, la notizia ha messo in fibrillazione molti parlamentari che non sanno come spiegare la novità ai loro elettori, storicamente allergici alla sinistra. Berlusconi - sondaggio vivente - dice ai suoi che l'Udc verrebbe decimata. Probabilmente è vero solo in parte, ma non c'è dubbio che non tutto l'elettorato di riferimento confermerebbe la propria fedeltà a Casini. C'è infine chi dubita della piena sincerità del leader dell'Udc, visto che uomini ai vertici del partito continuano a dire che vorrebbero allargare l'alleanza anche alla parte del PdL che sia pronta ad abbandonare Berlusconi. (L'uscita di campo del Cavaliere sembra una pregiudiziale anche per Luca di Montezemolo, incerto se presentarsi personalmente alle elezioni e se allearsi con questo o con quello. Ma non è realistica, come non lo è una ricandidatura di Berlusconi). La confusione è grande soprattutto sotto il cielo del PdL e qui la situazione non è eccellente per nessuno. Non per Berlusconi, probabilmente stanco di cambiare campo ogni giorno. Non per Alfano, che abbraccia ogni giorno il Cavaliere, ma è costretto da tempo a portare avanti una strategia autonoma e parallela. È quasi certo l'accordo elettorale con la Lega, che spera di ritrovare un po' di vigore dopo la resa dei conti nell'assemblea di fine mese. Alfano ha in mente molte facce nuove da mettere in lista e soprattutto una campagna elettorale ovviamente puntata.
a mietere quanto più è possibile nell'orto elettorale di Casini al grido di: non votate uno che è andato con la sinistra. Tutto si giocherà sulle facce e sulla credibilità dei candidati premier. D'altra parte mancano nove mesi al voto, il bambino elettorale non è stato ancora concepito e Beppe Grillo dimostra che nulla è ormai scontato.

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