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Aumentano i litorali siciliani non balneabili

In tutto sono 245 i chilometri non praticabili. Nel 2010 erano 230. Un trend negativo sul quale incide, in particolare, l'inquinamento ambientale

PALERMO. I litorali siciliani sempre meno balneabili. Crescono i tratti di costa non accessibili ai bagnanti, superando i 245 chilometri, su un totale di 1.484 che la Sicilia può vantare. Nel 2010 erano 230 i chilometri non praticabili. Un trend negativo sul quale incide, in particolare, l'inquinamento ambientale. A determinarlo è il decreto, redatto dal dipartimento per le attività sanitarie e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, per la stagione balneare 2012. Un documento che traccia l'elenco delle zone di mare dove non sarà possibile fare il bagno la prossima estate, perché sarebbero inquinate.


Il via alla stagione balneare è stato fissato per l'1 maggio e terminerà il 30 settembre. Ma già dal primo aprile la Regione avvierà nuovi campionamenti delle acque per appurare che certe zone nel frattempo non siano divenute inquinate o siano state risanate. In ogni caso, nel frattempo i sindaci dovranno emanare un'ordinanza vietando la balneazione nei tratti di costa interessati. Intano, il quadro è già chiaro. Secondo un primo conteggio dei dati, l'inquinamento ha contaminato oltre 79 chilometri del litorale siciliano. Motivi vari, invece, impediscono la balneazione in oltre 150 chilometri. Tra i più ricorrenti, la geomorfologia del territorio, che incide in quasi 5 chilometri, e la sicurezza. In quest'ultimo caso diventano inaccessibili 9 chilometri.


I luoghi più a rischio, dunque, si concentrano in particolare nella zona orientale dell'Isola. Sono oltre 13 i chilometri inaccessibili ai bagnanti ad Augusta, dalla zona militare Granatello alla foce del fiume Mascellino. Sono presenti lì scarichi fognari. A Priolo, invece, il divieto si estende nella zona portuale ed industriale per oltre 7 chilometri. Non si riduce la lunghezza della costa di Siracusa vietata ai bagnanti. Sono sempre più di 8 chilometri quelli che collegano la Cala Muraglia Rossa a punta Castelluccio. Nella provincia di Palermo, a Termini Imerese, sono 11 i chilometri in cui è vietata la balneazione: dalla zona portuale Solfara a quella industriale a Torre Battilamano. Situazione analoga vicino all'aeroporto di Cinisi, da Magaggiari a Torre dell'Orsa. Circa 7 chilometri di costa inaccessibili ai bagnanti. Si verifica lo stesso, a Palermo, nella zona che spazia da Vergine Maria a Sant'Erasmo.


Il lungomare Cristoforo Colombo di Carini resta inaccessibile per oltre 5 chilometri e mezzo. Nessuna possibilità di balneazione neppure negli oltre 8 chilometri dell'area portuale di Messina, che va da Torrente Portalegni a via Basile. Divieto costante nella zona industriale di Gela. È lungo oltre 3 chilometri e mezzo il tratto di costa di cui non è possibile fruire. Per il Commissario straordinario dell'Arpa, l'agenzia regionale per la protezione dell'Ambiente, Salvatore Cocina, l'elevata incidenza dell'inquinamento è legata agli scarichi a mare dei comuni o delle industrie che non sono a norma.


«A incentivare questa situazione è il cattivo funzionamento dei depuratori - afferma -. Una situazione che, oltre a produrre sanzioni economiche alla Regione da parte della Comunità Europea, causa danno all'ambiente e penalizzano la valorizzazione del territorio». L'Arpa ha avviato programmi annuali di controllo e monitoraggio. Ma per intervenire ai depuratori servirà l'intervento del dipartimento Acqua e Rifiuti dell'assessorato all'Energia. Quando l'ostacolo non è l'inquinamento è la natura. La zona Bulula, a Gela, è inaccessibile per motivi di sicurezza, per quasi 6 chilometri. Non si può fare il bagno neppure in un tratto lungo 4 chilometri e mezzo, a Portopalo.

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