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Scoperto il "motore" dei supervulcani

ROMA. Si è scoperto come funziona il motore dei supervulcani e per la prima volta sono stati individuati segnali che potrebbero aiutare a prevedere le violentissime e disastrose eruzioni provocate da queste strutture.
Il risultato, pubblicato sulla rivista Nature, si deve ad una ricerca francese che per la prima volta ha calcolato i tempi con cui si è ricaricato il serbatoio di magma di Santorini, in Grecia: sebbene non sia un supervulcano, nel 1600 a.C. ha avuto una catastrofica eruzione che in questo senso lo fa somigliare a questi particolarissimi vulcani, in grado di eruttare decine di migliaia di chilometri cubi di materiali nell'arco di ore o di pochi giorni. I supervulcani sono una decina in tutto il mondo e fra i più celebri ci sono il parco di Yellowstone e, in Italia, i Campi Flegrei.
Dalla ricerca, coordinata dal francese Timothy Druitt, dell'università Blaise Pascal a Clermont-Ferrand, è emerso che il serbatoio di magma del vulcano Santorini ha iniziato a ricaricare il serbatoio di magma 100 anni prima della catastrofica eruzione del 1600 a.C. e il processo si è concluso solo pochi mesi prima dell'eruzione.
La ricerca dimostra che grandi cambiamenti nella composizione del magma possono avvenire molto brevemente prima di un'eruzione e quindi monitorare a lungo termine di caldere molto grandi, come quella di Santorini e dei supervulcani, potrebbe aiutare a individuare gli eventuali cambiamenti nelle riserve di magma per prevedere imminenti e potenzialmente devastanti eruzioni. La scoperta è stata possibile analizzando i cristalli imprigionati nelle rocce vulcaniche dell'isola greca di Santorini che hanno permesso di ricostruire i processi che hanno interessato il magma negli anni precedenti la catastrofica eruzione del 1600 a.C., conosciuta anche come eruzione minoica.
"Nel momento in cui il sistema si rifornisce di nuovo magma, si innescano processi di mescolamento che cambiano la composizione del sistema e lo possono far eruttare", spiega il vulcanologo Gianfilippo De Astis, dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv). "Per questo - aggiunge - capire che tempo c'é fra l'inizio del rifornimento e mescolamento del magma e l'eruzione è importante per una eventuale previsione".

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