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Gela, bimbi in auto da soli la mettono in moto: tragedia sfiorata

L'uomo si è allontanato per andare a comprare il giornale ma non ha tolto le chiavi dal cruscotto. I due figli, di 3 e 5 anni, hanno acceso la macchina che ha investito una bancarella di souvenir e sfiorato due persone, per poi finire contro un muro

GELA. Lascia i due figli, rispettivamente di 3 e di 5 anni, in auto per andare a comprare
il giornale, non toglie le chiavi dal cruscotto e uno dei piccoli mette in moto la Fiat Marea, che parte, carambola contro con una Punto, sale sul marciapiede, investe una bancarella di souvenir e chincaglieria, sfiora due persone (il venditore ambulante e un suo amico), quindi va a sbattere contro il muro della chiesa sconsacrata di San Rocco. Spaventati, ma illesi, i due piccoli.



Lo spettacolare incidente, che per poco non ha avuto un bilancio pesantissimo, si è verificato stamattina a Gela (Cl), in corso Vittorio Emanuele, a pochi passi da piazza Umberto, alla presenza di decine di persone. Il padre dei due bambini si é impegnato a risarcire i danni. Ma il proprietario della nbancarella si ritiene miracolato, perché nel punto dell'impatto della macchina contro il muro, pochi istanti prima, c'erano seduti proprio lui e il suo amico. Per i rilievi è intervenuta una squadra della polizia municipale.

"Se siamo ancora vivi lo dobbiamo a un miracolo di Padre Pio, al quale ho affidato la mia vita".  A parlare è Crocifisso Morello, il venditore ambulante di Gela, nel Ninneso, proprietario della bancarella travolta dalla Fiat Marea impazzita, messa in moto da due fratellini di 3 e 5 anni, lasciati nell'abitacolo dal padre che era sceso per comprare il giornale.    
L'ambulante e un suo amico sono stati sfiorati dall'automobile prima che si schiantasse contro il muro della chiesa sconsacrata di S. Rocco.    
L'auto messa in moto dai ragazzini, che hanno girato la chiave dimenticata nel cruscotto dal genitore, "ha fatto saltare in aria anche i due sgabelli dove solitamente siedo, con qualche amico, in attesa dei clienti. Mi ero alzato da pochi secondi - ricorda l'ambulante - ed è successo il finimondo".    
Un negoziante del corso Vittorio Emanuele, Giovanni Paruzzo, racconta di avere sentito il trambusto, i rumori dello scontro con altri mezzi e poi, guardando attraverso la vetrina, ha assistito con il cuore in gola all'urto finale contro il muro. "Ho temuto per gli occupanti dell'automobile - dice -. Poi ha visto che il padre dei due ragazzini arrivava correndo per tirarli fuori. Ha preso i suoi bambini - racconta l'esercente - e li ha abbracciati, tenendoli a lungo stretti a sé".    
Poi l'uomo, che in passato avrebbe già subito un infarto, ha chiesto ospitalità a un negoziante, dove gli è stata offerta dell'acqua e una sedia per superare lo choc. Alla moglie, sopraggiunta alcuni minuti dopo, che gli suggeriva di andare in ospedale, ha opposto un fermo rifiuto. "Voglio tranquillizzare le persone danneggiate (la proprietaria della Fiat Punto urtata dai bambini e l'ambulante proprietario della bancarella ndr) - ha detto ai vigili urbani intervenuti per verbalizzare il sinistro - che pagherò i danni causati dai miei figlioli".    
Al momento dell'incidente, il corso Vittorio Emanuele era popolato da molta gente per lo shopping della mattinata. L'urto tra la Marea e la Fiat Punto, secondo alcuni testimoni oculari, sarebbe stato provvidenziale perché avrebbe impedito un bilancio di vittime e di danni molto più pesante.

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