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Nuovi stadi di Palermo e Catania, sull'iter la Regione accelera

Una corsia preferenziale per abbattere i tempi burocratici e alleggerire l'investimento dei privati. Lo prevede un articolo nella Finanziaria

PALERMO. Una corsia preferenziale per abbattere i tempi burocratici e contributi per alleggerire l’investimento dei privati. C’è anche un articolo per la «realizzazione dei nuovi stadi a Palermo e Catania» nella Finanziaria scritta dall’assessore Gaetano Armao e appena approvata dalla giunta. Una norma che viaggia di pari passo a quella che lo Stato sta portando avanti per tutti i grandi impianti italiani.
La legge della Regione - il testo è stato appena trasmesso dalla giunta all’Ars - prevede deroghe ai piani urbanistici e taglio dei tempi entro cui le amministrazioni coinvolte devono pronunciarsi. Inoltre, prevede l’applicabilità di una norma introdotta dallo Stato col decreto legge 112 del 2008 che permette la cessione ai privati che realizzeranno il nuovo impianto delle aree o delle strutture esistenti nella zona individuata. Il Comune può concedere l’area e gli immobili a titolo oneroso oppure cedere soltanto il diritto di superficie.
Scritta così, la legge regionale si adatta perfettamente ai progetti che Maurizio Zamparini e Antonino Pulvirenti hanno in cantiere a Palermo e Catania. Zamparini entro fine mese presenterà il progetto finale per l’impianto da realizzare nei pressi dello Zen, dove ora c’è il velodromo, per un investimento di circa 100 milioni. Proprio l’applicazione del decreto legge 112 permetterebbe la cessione dell’attuale impianto sportivo che andrebbe poi abbattuto e ricostruito. Per Armao «nella formulazione attuale la Regione ha un ruolo di supervisore mentre l’individuazione dell’investitore, dell’area e la scelta delle procedure resterebbero in capo al Comune». 
A Catania Pulvirenti ha un’intesa con l’amministrazione Stancanelli per la realizzazione di un nuovo impianto nella zona dove sorge lo stabilimento dell’Ikea. Anche in questo caso l’investimento si aggirerebbe sul centinaio di milioni e seguirebbe quello già fatto dal presidente del Catania a Torre del Grifo (nei pressi di Mascalucia) dove è già stato realizzato il centro sportivo più grande d’Italia.
Ma mentre la Regione progetta una norma ad hoc per Palermo e Catania, lo Stato sta portando avanti un disegno di legge che vale per tutte le città che vogliano realizzare impianti con almeno 10 mila posti a sedere. Il testo è stato già approvato in commissione Cultura alla Camera ed è trasversale: lo hanno firmato anche i siciliani Giampiero D’Alia (Udc) e Fabio Giambrone (Idv). La filosofia di fondo è che lo stadio viene riconosciuto «opera di preminente interesse nazionale, di pubblica utilità, indifferibilità e urgenza». Sulla base di questo principio scatta un piano nazionale e singoli piani comunali che permettono la deroga agli strumenti urbanistici e l’accelerazione delle procedure amministrative: entro sei mesi il procedimento dovrebbe essere chiuso. Anche in questo caso il Comune potrà cedere gli impianti esistenti o le aree e lo Stato potrà dare un contributo per l’abbattimento degli interessi sui mutui chiesti dai privati. Gli stadi potranno avere altri impianti sportivi collegati ma soprattutto avranno attività commerciali integrate, strutture ricettive e di svago. E nelle aree potranno anche essere realizzati «insediamenti residenziali». Se questa norma sarà approvata a Roma prima della Finanziaria regionale - ha anticipato Aramo - allora la Regione si limiterà a recepirla senza portare avanti il proprio testo.

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