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Conti in rosso per il San Raffaele: deficit di 40 milioni

Il dissesto dell'ospedale di Milano non è la causa principale ma le vicende della Fondazione milanese hanno accelerato le conseguenze di una crisi che ha investito la sua "succursale" di Cefalù

CEFALU'. Il dissesto del San Raffaele di Milano non ne è la causa principale ma le vicende della Fondazione milanese hanno accelerato le conseguenze di una crisi che ha investito la sua "succursale" di Cefalù, dal 2003 modello di una "sperimentazione gestionale" che sta per finire sotto una montagna di debiti. Ed è proprio il pesante quadro finanziario della Fondazione a mettere ora in discussione la prosecuzione della compartecipazione tra pubblico e privato messa in gioco in Sicilia.    Il deficit accertato, superiore a 40 milioni di euro, sarebbe maturato per scelte gestionali del periodo 2003-2008. E' quanto emerge da un dossier dell'assessorato regionale alla Sanità che ha riunito i soci della Fondazione (Regione, Asp 6, Comune di Cefalù e Fondazione Monte Tabor di Milano) per chiedere interventi urgenti prima che la situazione precipiti. Il presidente del San Raffaele di Cefalù, Stefano Cirillo, ha subito avviato iniziative per riequilibrare i conti in rosso dell'ospedale. Ha convocato per il 6 ottobre il cda della Fondazione e mercoledì sarà sentito dalla commissione sanità dell'Assemblea regionale siciliana.    Cirillo è in carica dal 2009. Quell'anno il bilancio si è chiuso in pareggio ma quello del 2010 non è stato ancora approvato perché dall'Asp e dalla Regione sono arrivati dati allarmanti sulle voci che compongono il deficit. Una ricognizione sui costi ha fatto emergere anomalie sull'acquisto di protesi e materiale coronarico pagati a prezzi quasi doppi a quelli di mercato. Oltre a rivedere le procedure  di acquisto sono state revocate consulenze, giudicate da Cirillo di "dubbia utilità", che costavano due milioni all'anno, e sono stati ripresi servizi che erano stati "esternalizzati".     Il risanamento finanziario sollecitato dalla Regione, assicura Cirillo, non metterà in discussione la qualità delle prestazioni. "Abbiamo - dice - 30 mila richieste di diagnostica in lista d'attesa e quello di Cefalù è uno dei pochi ospedali siciliani a vantare una mobilità attiva: diversi pazienti, cioé, vengono dal Nord Italia".

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