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Stop a 24 lotti di sangue: "C'è il sospetto che sia infetto"

A disporre il divieto di uso è stata l'Agenzia italiana del farmaco (Aifa). La decisione è stata presa in via precauzionale, in quanto due donatori di sangue, uno italiano e l'altro tedesco, hanno sviluppato una delle forme di malattia di Creutzfeldt Jakob. La segnalazione è arrivata dall'assessorato regionale alla Sanità

PALERMO. L'Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) ha disposto il divieto d'uso di 24 lotti di emoderivati dell'azienda Kedrion destinati alla cura di malati perlopiù emofilici. La notizia è stata notificata dall'Agenzia del farmaco al presidente dell'Associazione italiana centri emofilia, Pier Mannuccio Mannucci. La comunicazione, secondo l'Osservatorio per le malattie rare, ha riguardato prodotti che erano già stati distribuiti e destinati a 5 regioni: Sicilia, Campania, Lazio, Puglia e Calabria. La decisione è stata presa in via precauzionale, in quanto due donatori di sangue (uno italiano e l'altro tedesco) hanno sviluppato una delle forme di malattia di Creutzfeldt Jakob ma non la variante umana legata al cosiddetto morbo della mucca pazza (encefalopatia spongiforme bovina). In particolare un donatore sospetto segnalato dall'assessorato alla salute della Sicilia è ancora in vita; il donatore tedesco è deceduto ma non è ancora nota la diagnosi definitiva.
«Il ritiro di alcuni lotti di emoderivati del 27 luglio è un provvedimento preso in via cautelativa che rientra nelle misure adottate a tutela dei cittadini», ha precisato il direttore dell'Aifa, Guido Rasi, spiegando che si tratta di una procedura che viene adottata per tutte quelle malattie (come in questo caso le malattie di Creutzfeldt Jakob) per le quali non esiste un test diagnostico sul sangue che permette di identificare forme di infezioni potenzialmente trasmissibili con trasfusioni o emoderivati. In questi casi i donatori vengono seguiti nel corso della vita attraverso una rete europea; i centri trasfusionali segnalano eventuali malattie che dovessero insorgere e i lotti vengono ritirati cautelativamente, prima che possano insorgere problemi. Nel caso specifico, spiega Rasi, i due donatori sospetti, sono stati segnalati e i lotti ritirati, ancor prima di una conferma diagnostica.
«La segnalazione dell’Aifa riguardo ai lotti è arrivata, mi sembra una giusta precauzione, un segnale positivo di come il sistema cerchi di tutelare chi riceve il sangue e di come anche il sistema di sorveglianza sia funzionale, anche quello della nostra Isola che ha segnalato il caso sospetto» ha detto a Osservatorio Malattie Rare il professore Aurelio Maggio, direttore di Ematologia II dell’Ospedale Cervello di Palermo e Coordinatore Rete Regionale Centri Talassemia per la Sicilia. Bene dunque la massima precauzione adottata dall’Aifa ma «per la Kreutzfeldt Jakob non possiamo fare gli stessi discorsi che si fanno per virus come l’epatite C o anche per l’HIV – dice Maggio - Queste sono infezioni che comunque possono essere riscontrare nel giro di pochi mesi dal possibile contagio e si può stabilire un legame con la trasfusione. Questa malattia, invece, può avere un’incubazione lunghissima, anche di 10 anni o più, per poter escludere che ci sia il rischio bisognerebbe aver studiato molti pazienti e per un lungo periodo di tempo». Appunto proprio quello che è stato fatto dal team del prof. Pocchiari e che mostra l’esistenza di un rischio possibile. «È stato il nostro servizio trasfusionale a identificare il donatore a rischio di ”Jacob Creutzfeldt” e a comunicare alle autorità competenti gli identificativi delle unità di plasma sospette, attivando immediatamente tutte le procedure di sicurezza». Lo ha detto Attilio Mele, dirigente del servizio trasfusionale dell'assessorato per la Salute della Regione siciliana.
Per il professor Maurizio Pocchiari esperto di malattia di Creutzfeld Jakob e del cosiddetto morbo della mucca pazza dell'Istituto superiore di sanità, la decisione dell'Aifa, «è molto cautelativa e non deve sorprendere. Queste misure vengono prese proprio per garantire al massimo i cittadini. In questo caso siamo ancora più cautelativi rispetto agli paesi europei». Secondo Alessandro Zanetti, direttore dell'Istituto di Virologia dell'Università di Milano, «i sistemi di controllo che ci sono oggi sul sangue, se pur non arrivano a garantire un ”rischio zero”, sono comunque tali da renderlo solo puramente teorico».

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