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Legge contro i baby-pensionati, battaglia tra Cascio e il governo

Il presidente dell'Ars blocca le modifiche alla norma: "Chi doveva andare via lo ha già fatto". Ne hanno già usufruito 1.200 persone

PALERMO. «Modificare la legge 104? L’assessore poteva pensarci prima di mandare in prepensionamento il suo capo di gabinetto, Cosimo Aiello»: il presidente dell’Ars, Francesco Cascio, apre il caso della norma che permette di andare in quiescenza anticipata se si ha un parente non autosufficiente da accudire. Legge che il governo vuole modificare in senso restrittivo ma sulla quale ora si innesta lo scontro politico e un nuovo braccio di ferro istituzionale fra Parlamento e governo.
Sfruttando la legge 104 circa 1.200 persone hanno lasciato gli uffici negli ultimi anni. Si tratta di una legge statale ma che la Regione ha più volte corretto ampliandone la portata. Ora la giunta ha deciso di togliere quelle specifiche siciliane che permettevano di andare in pensione quando si ha un padre, un figlio o il coniuge ammalato. Si tornerebbe quindi alla norma nazionale, che permette il prepensionamento solo se è lo stesso dipendente a versare in condizioni critiche.
L’assessore alla Funzione pubblica, Caterina Chinnici, ha annunciato l’intenzione di proporre una corsia preferenziale all’Ars per questa legge. Ma l’annuncio è arrivato proprio all’indomani dell’assenza di quasi tutti gli assessori dal Parlamento, che ha costretto Cascio a far slittare alla prossima settimana i lavori già calendarizzati su una decina di leggi. E ora il presidente dell’Ars dice no al governo: «Non possiamo apprendere dai giornali le intenzioni dell’assessore. A questo punto sarà la conferenza dei capigruppo a decidere. In ogni caso, visto che chi doveva andare in pensione è già andato, mi pare che l’urgenza non ci sia più». È il segnale di un nuovo irrigidimento dei rapporti fra Cascio e Lombardo. E non a caso l’Mpa ha attaccato il presidente dell’Ars: «Non è un mistero - commenta Nicola D’Agostino - che Cascio voglia candidarsi alla Presidenza della Regione, ma non fa bene nè a lui né tantomeno alle istituzioni che dia l'impressione di svolgere il ruolo di capopartito da presidente dell'Ars». Ma anche Salvino Caputo (Pdl) ritiene «risibile impegnare il Parlamento sulla 104 mentre stiamo perdendo i fondi europei e i Comuni sono al collasso».
Pure il Pd ha qualche dubbio sulla modifica alla legge. Ma è un fatto di merito. Per il capogruppo Antonello Cracolici «è ragionevole discutere di cambiare una legge il cui uso distorto ha ingenerato nell’opinione pubblica la sensazione di concedere un privilegio. Ma vorrei ricordare che grazie a questa legge la Regione è anche riuscita ad alleggerire i propri ranghi, cosa altrimenti impossibile. E alleggerire il peso del personale è un obiettivo strategico». Cracolici propone quindi di lavorare a una mediazione sul testo della Chinnici. Mentre i finiani, con Livio Marrocco, sposano il testo dell’assessore: «È una riforma sacrosanta e per questo non appena arriverà in aula Fli la sosterrà in maniera convinta. È ora di farla finita con privilegi, che creano un doppio danno: economico e d’immagine. Inoltre chiediamo l’immediato blocco di tutte le consulenze affidate dalla Regione a chi è andato in pensione con la 104».
Fra quanti hanno lasciato gli uffici in anticipo c’è anche l’attuale assessore alle Infrastrutture, Pier Carmelo Russo (all’epoca segretario generale di Palazzo d’Orleans). Russo è andato via per le precarie condizioni di salute del padre, deceduto un anno dopo. E per questo motivo l’assessore nei mesi scorsi ha chiesto di poter rientrare nell’amministrazione «ad anzianità zero». Ma la Regione ha rigettato la richiesta ritenendola illegittima. Anche se sul caso c’è uno scontro giurisprudenziale perchè una legge statale del 1957 permetterebbe il ritorno in servizio.

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