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Gheddafi alla Nato: negoziamo la pace

Il rais alla tv di stato libica: "Siamo pronti al cessate il fuoco ma non sia unilaterale. Andarmene? Nessuno può obbligarmi a farlo o dirmi che non devo combattere per la Libia"

TRIPOLI. Muammar Gheddafi ha lanciato un nuovo guanto di sfida alla comunità internazionale, 'aprendo' la porta al negoziato e smussando i toni della propaganda contro i ribelli di Bengasi.
"La porta della pace è aperta", i libici "non possono combattersi l'un l'altro", ha detto tra l'altro il rais in un discorso trasmesso in diretta dalla tv di Stato. "La Libia è pronta già da ora ad un cessate il fuoco, ma che non sia unilaterale", ha dichiarato il colonnello rivolgendosi all'Alleanza atlantica: "Siamo stati i primi ad accogliere un cessate il fuoco, ma l'attacco dei crociati Nato non si è fermato".
"Noi non li abbiamo attaccati - ha poi detto rivolgendosi ai Paesi Nato - né abbiamo oltrepassato i loro confini: perché allora ci stanno attaccando? Paesi che ci attaccate, fateci negoziare con voi". "Il cancello della pace è aperto", ha detto il rais, sfidando la comunità internazionale a "trovare mille morti in questo conflitto" e negando attacchi contro la popolazione civile. E se non ci sarà la pace, "il popolo libico non si arrenderà: libertà o morte. Nessuna resa, nessuna paura, nessuna partenza", ha avvertito il rais ribadendo la propria intenzione di non lasciare il Paese: "Nessuno può obbligarmi a farlo o dirmi che non devo combattere per la Libia".
Rivolto ai ribelli poi, settimane fa definiti "ratti", il colonnello ha sottolineato che "non possiamo combatterci l'un l'altro, siamo una sola famiglia", ribadendo che le forze di Tripoli stanno dando battaglia ai "terroristi arrivati da Algeria, Tunisia, Egitto e Afghanistan". Mentre il rais parlava, ha successivamente annunciato la Tv di Stato libica, un edificio adiacente "é stato bombardato dalla Nato", un segno che l'emittente ha interpretato come un tentativo di eliminare "il leader della rivoluzione".

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