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Sanità, burocrate della regione dovrà risarcire 160 mila euro

I magistrati contabili hanno condannato Giuseppe Di Maggio, 73 anni, ex dirigente coordinatore dell'assessorato alla Sanità. L'uomo è stato riconosciuto responsabile di un contenzioso tra un farmacista e l'assessorato lungo 12 anni

PALERMO. Stretta della Corte dei conti siciliana sulla malaburocrazia. I magistrati contabili hanno condannato Giuseppe Di Maggio, 73 anni, ex dirigente coordinatore del gruppo 13/mo Farmacie dell'assessorato alla Sanità, a risarcire alla Regione 160 mila euro. L'uomo è stato riconosciuto responsabile di un contenzioso tra un farmacista e l'assessorato lungo 12 anni, tre dei quali trascorsi per avere riconosciuto un diritto sancito dalla legge e altri nove per ottenere il risarcimento.
Alla base di tutto - secondo La Sicilia - la "infeconda solerzia" degli uffici regionali, la "sostanziale immobilità operativa" celata "dietro l'apparenza di una fattiva operosità".
All'origine del procedimento avviato dalla Procura contabile c'é una vicenda kafkiana iniziata nel maggio del 1998 quando l'assessorato regionale alla Sanità approvò la revisione della pianta organica delle farmacie nel comune di Palermo. Il decreto assessoriale stabiliva, in particolare, il trasferimento della sede farmaceutica numero 57, di cui era titolare il dottor Di Mino, da via Papireto alla zona di via dei Picciotti. La vecchia sede veniva invece accorpata a quella della numero 56, che si trovava in via Cappuccinelle e di cui era titolare il dottor Milisenna.
Il provvedimento, pubblicato in gazzetta l'1 agosto dello stesso anno, concedeva 30 giorni per trovare i locali dove trasferire le nuove sedi farmaceutiche. In barba a quanto stabilito dalla legge e alle sollecitazioni di Milisenna, il trasloco non avvenne né tantomeno l'assessorato prese provvedimenti. Per il farmacista iniziò invece un'odissea fatta di lettere, diffide, continui palleggiamenti tra un ufficio e l'altro puntigliosamente ricostruite dai giudici contabili. Ritardi che costrinsero Milisenna ad avviare una serie di azioni legali culminate con una sentenza favorevole del Tar nel gennaio del 2000 alla quale si opponevano sia l'assessorato che Di Mino e una del Cga. Solo il 29 giugno del 2001 veniva decretata la chiusura entro 30 giorni della farmacia Di Mino in via Papireto, poi avvenuta. A questo punto Milisenna avviava un nuovo contenzioso (proseguito dagli eredi dopo la sua scomparsa) per ottenere il risarcimento dei danni subiti e otteneva nel 2004 il riconoscimento di 154 mila euro e nel 2009 dal Cga di altri 21mila euro. Da qui l'avvio del procedimento di responsabilità amministrativa da parte della Procura contabile che ha citato in giudizio il dirigente regionale e la sua condanna.

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