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Mannino in carcere da Cuffaro: è addolorato ma lucido

L’abbraccio fra il vecchio maestro e il pupillo finito in carcere è durato circa 40 minuti. L’ex ministro dopo l’incontro: “Sa che fino a ora non gli hanno dato neppure un’attenuante e dunque non si aspetta molto”

PALERMO. L’abbraccio fra il vecchio maestro e il pupillo finito in carcere è durato circa 40 minuti. Calogero Mannino è stato ieri a Rebibbia e ha incontrato Totò Cuffaro (in jeans e due maglioni per ripararsi dal freddo) al terzo giorno di detenzione dopo la condanna a sette anni. «L’ho trovato molto provato. E addolorato. Ma anche lucido»: ha detto l’ex ministro Dc all’uscita da Rebibbia.
Era scosso anche Mannino, la voce al telefono poche ore dopo l’incontro era ancora debole: «Ci siamo detti molte cose personali». Mannino prova a raccontare il meno possibile dell’incontro. Ma su alcune cose non usa giri di parole: «Ho detto che è lucido perché sa benissimo che la situazione è molto dura. E non si fa illusioni. All’esterno si sente parlare di sconti di pena e cose simili ma lui sa che fino a ora non gli hanno dato neppure un’attenuante e dunque non si aspetta molto adesso. Non crede negli sconti. Pene così rigorose in passato non sono state date neppure per reati più gravi».
È l’ultimo sfogo di Mannino, che a caldo ha già parlato di pena sproporzionata. Fra lui e Cuffaro ieri c’è stato modo anche di sdrammatizzare: «Totò ha scherzato sulla cella» è l’unica cosa che si è lasciato scappare Mannino. Mentre nulla ha chiesto che avesse a che fare con la politica. Per il resto però l’atmosfera è rimasta molto buia. Con Mannino e Cuffaro c’erano anche il capo reparto dell’ala di Rebibbia in cui si trova l’ex governatore e la vice direttrice. «Abbiamo parlato a lungo della sua famiglia - ha raccontato Mannino - e mi ha raccomandato di stare vicino ai figli. Ma loro per fortuna hanno già capito che a loro volta devono essere forti per stare vicini al padre e aiutarlo in questo momento».
Il primo incontro fra Cuffaro e la famiglia avverrà già stamani. La moglie Giacoma e i figli Ida e Raffaele varcheranno la soglia di Rebibbia e vedranno per la prima volta Cuffaro in carcere, accompagnati dal fratello Silvio. Ieri è stato necessario richiedere dei documenti che attestassero formalmente la parentela, senza questi la visita sarebbe stata impossibile.
Ha freddo Totò Cuffaro in carcere. La famiglia ha ricevuto da chi lo ha visitato in questi giorni la richiesta di inviargli degli indumenti più pesanti: «Gli stiamo portando un pigiama più caldo e una felpa» ha raccontato ieri Silvio Cuffaro. Insieme agli abiti arriveranno anche altri libri che l’ex governatore ha chiesto con insistenza. Una voce che si è sparsa in Sicilia, al punto che alla famiglia sono arrivati dai fedelissimi circa 150 volumi con dediche di ogni tipo: «Sto facendo un elenco per chiedergli quali vuole che gli portiamo» ha aggiunto Silvio Cuffaro.
Il fratello non crede però alle indiscrezioni trapelate sui giornali sullo stato di Totò Cuffaro: «Leggo che è sereno. Ma chi ci crede? Lo dice perché deve rassicurare tutti noi e i nostri genitori». Silvio Cuffaro ha rivelato anche i pochi commenti sulla sentenza fatti a caldo dal fratello: «Mi ha detto che ci sono molte cose che non capisce di quello che è successo. Ma mi ha sempre aggiunto di accettarle comunque e così ha chiesto di fare anche a noi».
Al senatore del Pdl Luigi Compagna che per primo domenica è andato a trovarlo ha detto: «Non merito questa condanna, ma non mi voglio sottrarre a tutto questo, ho la forza per vincere anche questa battaglia». Anche Marco Follini ha incontrato l’ex governatore domenica: «Quel vecchio stampo democristiano di attenzione per lo Stato, nel dolore è venuto fuori. È roccioso, forte, solido, nonostante tutte le sue leggerezze. La sentenza si rispetta, ma nelle pieghe giudiziarie di questa vicenda ci sono certamente profili umani che fanno la differenza» ha detto l’ex segretario Udc oggi nel Pd.
E ieri a Palermo il Pid si è riunito per la prima volta senza Cuffaro. A guidare il partito ora è il solo Saverio Romano che ha aperto la riunione nel segno della continuità: «Siamo convinti della sua innocenza. Gli attestati di stima e amicizia che sta ricevendo da ogni parte dimostrano anche la cifra di quest'uomo: non è quel satrapo che viene dipinto nell'utilizzo clientelare del potere».

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