Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Un impianto investigativo che fa riflettere

Nella tarda serata di giovedì la procura di Milano ha avvertito Nicolò Ghedini, avvocato di Berlusconi e parlamentare del PdL, che ieri alle 10.30 a palazzo Grazioli sarebbe stato notificato un invito a comparire al presidente del Consiglio. Alle 6.30 di ieri mattina Ghedini ha avvertito il suo collega Piero Longo della novità e insieme sono partiti per Roma. Mentre era in corso la notifica nella residenza del Cavaliere, il sito del «Corriere della Sera» ne anticipava il contenuto. Si è dunque ripetuta con un sincronismo maggiore la contestualità del 22 novembre 1994, quando il «Corriere» pubblicò la notizia dell'invito a comparire a Berlusconi per corruzione della Guardia di Finanza letto al telefono la sera prima al presidente del Consiglio mentre si trovava a Napoli per un vertice internazionale sulla criminalità. Anni dopo Berlusconi fu assolto con formula piena, ma la notizia fece il giro del mondo come fin da ieri mattina l'ha fatta l'incriminazione infamante per la vicenda di Ruby.
Gli avvocati del Cavaliere sostengono di non aver mai visto - nemmeno per una strage - un invito a comparire lungo 369 pagine e ritengono, da tecnici, che ne sarebbero bastate pochissime per sostenere l'accusa. Il resto è una accurata analisi di aspetti della vita privata del presidente del Consiglio che ognuno giudicherà come crede, ma che sono irrilevanti a fini processuali e molto utili invece allo sputtanamento planetario di chi guida il governo italiano. Chi scrive in articoli, libri e perfino in televisione ha contestato a Berlusconi una sciagurata tendenza all'imprudenza fin dai tempi di Noemi e della D'Addario. Ma non può non far riflettere il gigantesco impianto investigativo messo in piedi dai procuratori di Milano per impalare Berlusconi con un giudizio immediato (quello che si usa, e non sempre, nei confronti di un ladro colto con la refurtiva in mano), con una beffa sottile e implacabile per tutti i legittimi impedimenti di questo mondo.
È come aver discusso fino a giovedì sera se la Corte costituzionale ha usato il fioretto o lo spadino per garantire senza eccessi le prerogative costituzionali del presidente del Consiglio e aver centrato ieri mattina la sua residenza con un missile a testata nucleare. Non è detto che il processo di celebri a Milano. Berlusconi chiamò la questura per intercedere in favore di Ruby in qualità di presidente del Consiglio (altrimenti gli avrebbero riappeso il telefono) e dunque per la concussione la competenza sarebbe del tribunale dei ministri. I suoi difensori chiederanno il trascinamento a Roma anche del reato sulla prostituzione minorile, ma se non ci riuscissero - visto che la sede del reato è Arcore - ne domanderanno il trasferimento al tribunale di Monza, competente per territorio.
La conseguenza politica di tutto questo è che il Cavaliere ha di nuovo caricato la pistola delle elezioni anticipate, pur tenendola per ora celata sotto il cuscino. Non a caso Bersani e i maggiorenti del Pd hanno mantenuto toni molto bassi, sostenendo (e a ragione) che altri sono i problemi del Paese. La stessa linea è stata seguita finora dalla maggioranza, ma non per caso il presidente del deputati PdL, Fabrizio Cicchitto, pur sostenendo che Berlusconi vuole andare avanti, osserva che occorre misurare «l'entità delle azioni di destabilizzazione … tenendo ben presente che c'è un popolo sovrano che può intervenire con il voto».
Berlusconi proseguirà nel suo tentativo di allargare la maggioranza e di andare avanti almeno un anno, ma il fuoco incrociato della ripresa dei tre processi giacenti a Milano e del possibile giudizio immediato su Ruby certamente non aiuterà a costruire un clima disteso.

Caricamento commenti

Commenta la notizia