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Fiducia al governo, scontro aperto in Sicilia

L’Mpa ha perso 2 senatori e 5 deputati, il destino sembra sempre più legato a Fini e Casini. Mentre il Pdl prepara un nuovo attacco verso il governatore

PALERMO. Lombardo stringe attorno a sè la maggioranza alla Regione. Ma il progetto di assumere un ruolo nazionale è tramontato: la pattuglia parlamentare dell’Mpa si è assottigliata a 2 senatori e 5 deputati, non essenziale per futuri assetti. Il destino del governatore è ormai legato a Casini e Fini e per questo motivo il Pdl ieri ne ha chiesto le dimissioni. Lo scontro si sposta in Sicilia, territorio che l’area berlusconiana punta a riconquistare. La giornata del governatore è iniziata con l’espulsione dall’Mpa di Sebastiano Aparo Burgaretta, «macchiatosi» del sostegno a Berlusconi. Per Giovanni Pistorio il senatore siracusano è «uno degli esempi più squallidi di questa compravendita» e perciò «espulso per indegnità dall’Mpa e si conclude così, nel peggiore dei modi e tra il disprezzo della sua gente, la sua carriera politica mai brillante». Burgaretta viaggia verso il Pdl e non a caso ha già ricevuto la solidarietà di Stefania Prestigiacomo.
Il Pdl perde a sua volta il senatore palermitano Enzo Galioto, che potrebbe andare all’Udc anche se Lombardo è alla finestra e anticipa: «Toglierò un parlamentare a Berlusconi».
L’Mpa ha votato contro Berlusconi e ciò però permette al Pd di arruolarlo definitivamente nel centrosinistra. Per Sergio D’Antoni «il voto dell’Mpa è importante». Nella partita siciliana dentro il Pd, spaccato sul sostegno al governatore, l’area bersaniana segna un punto. Per il segretario Giuseppe Lupo «il voto dell’Mpa contro Berlusconi rafforza la maggioranza che sostiene il governo tecnico regionale dopo il fallimento del centrodestra». Lupo invita Lombardo a rompere col centrodestra in tutte le amministrazioni locali e siglare il patto elettorale per le Amministrative di primavera.
Lombardo conferma che il dialogo con Pd, Api, finiani e Udc di Casini alla Regione «va avanti». Finiani e centristi guardano ora alla Sicilia come all’unica ribalta in cui sono al potere ai danni del Pdl, per di più in una regione in grado di incidere su equilibri elettorali nazionali. Lombardo potrebbe subire qualche contraccolpo se Casini si lasciasse tentare dalle sirene berlusconiane (l’Udc all’Ars ha 7 deputati). Ma il governatore mantiene viva un’altra speranza: «Al governo non si danno neanche dieci giorni di vita. Si va al voto anticipato».Lombardo si è detto certo che in Sicilia «gli oppositori continueranno a dire calunnie». Preventivando un nuovo attacco del Pdl. Che i coordinatori regionali Giuseppe Castiglione e Domenico Nania già annunciano: «Per la prima volta Lombardo ha votato contro Berlusconi. Ma è stata bocciata l’alleanza anomala con Fini e Bersani. Lombardo ha scelto di puntare su Fli per il suo futuro politico, ennesima prova di tradimento del voto degli elettori. Se ha un minimo di dignità politica non può che dimettersi». All’orizzonte c’è la mozione di sfiducia che il Pid e il Pdl presenteranno all’Ars, appoggiati da Forza del Sud di Miccichè. L’area ex forzista sta serrando le file, come dimostrano Titti Bufardeci e Michele Cimino: «Il governatore si chieda se è il caso di perseverare su questa strada». Forza del Sud chiede spazio nel rimpasto nazionale. Il Pid vede crescere le sue quotazioni: nel quartier generale cuffariano si dà per certa l’entrata nel governo di Pippo Gianni (che lascerebbe lo scranno all’Ars a Cappadona) o Saverio Romano. E per Toto Cordaro «per il terzo polo già suona il de profundis».

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