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Inchiesta su mafia e appalti a Caltanissetta, coinvolti Maira e Cardinale

Secondo la Procura sarebbero stati referenti del costruttore Pietro Di Vincenzo, cui fa capo un capitale che tra aziende, macchinari e attrezzature ammonta a oltre 300 milioni di euro

CALTANISSETTA. Pesanti accuse sono contestate dai magistrati della Dda di Caltanissetta al costruttore Pietro Di Vincenzo, ex presidente di Confindustria nissena  nonché ex presidente regionale dell'Associazione nazionale dei costruttori, e agli esponenti politici considerati suoi referenti: Rudy Maira, vicepresidente della Commissione regionale antimafia, del movimento "Popolari per l'Italia", Salvatore Cardinale (Pd), ex ministro delle Poste, e Vincenzo Lo Giudice, ex deputato regionale Udc.
Le indagini della Procura, secondo quanto ricostruito ieri dal Giornale di Sicilia, ruotano attorno a un presunto intreccio tra appalti e politica. In sostanza politici e amministratori, secondo l'accusa, avrebbero esercitato la loro influenza sugli apparati burocratici grazie alle cariche ricoperte durante i loro mandati elettorali. In questo contesto si inserirebbe l'ingegnere Pietro Di Vincenzo, il quale avrebbe versato denaro ai vari esponenti politici locali e regionali ottenendo in cambio l'aggiudicazione di lavori relativi alla sistemazione della rete fognaria di Caltanissetta oltre a quelli relativi alla costruzione di strade, acquedotti ed edifici di edilizia pubblica e privata.
Diversi indagati hanno già ricevuto dalla Procura l'invito formale a presentarsi a Palazzo di giustizia per sottoporsi all'interrogatorio di garanzia e fornire così la loro versione. Diverse ipotesi di reato, comunque, potrebbero già essere prescritte visto che risalirebbero agli anni Ottanta. Sui presunti illeciti stanno indagando il procuratore capo Sergio Lari, gli aggiunti Amedeo Bertone e Domenico Gozzo con i sostituti Stefano Luciani e Giovanni Di Leo. Secondo i magistrati Di Vincenzo si sarebbe aggiudicato appalti grazie agli appoggi politici che gli avrebbero garantito di operare in una sorta di monopolio. Il costruttore sarebbe inoltre riuscito a creare sistematicamente dei fondi neri con una serie estorsioni nei confronti dei suoi dipendenti, indicando un importo diverso nelle buste paga e trattenendo la differenza. Di Vincenzo avrebbe ricevuto anche un fonogramma della guardia di finanza grazie a una "talpa" che gli inquirenti stanno cercando. Per queste accuse l'imprenditore nisseno è in carcere dal 4 giugno scorso, a seguito di un'inchiesta condotta dalla Dia e dalla Guardia di finanza.
Di Vincenzo continua a sostenere la sua buona fede e la liceità dei suoi affari e della provenienza dei suoi beni. Si tratta di un capitale che tra aziende, macchinari e attrezzature ammonta a oltre 300 milioni di euro. Beni che nell'agosto 2008 la sezione Misure di prevenzione del Tribunale ha confiscato. Su questo provvedimento dovrà adesso pronunciarsi la Corte d'Appello, dopo un ricorso dell'indagato. Proprio durante questo procedimento - tutt'ora in corso e che riprenderà a dicembre - è emersa la circostanza riguardante presunti versamenti di denaro dell'imprenditore a favore dell'onorevole Maira.

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