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Basta un po' di pioggia e l'aereo non atterra

15 Non aveva più piovuto in maniera insistente su Palermo da quella drammatica sera del 24 settembre. Quando un aereo Wind Jet proveniente da Roma fallì l’impatto con la pista e finì sui prati di Punta Raisi, non lontano dagli scogli, provocando tanto terrore e - per fortuna - solo qualche ferito. Non aveva più piovuto fino a sabato sera, quando un altro volo proveniente da Roma, stavolta Easy Jet, l’atterraggio lo ha solo tentato, con il pilota che poi per sicurezza ha preferito fare inversione di rotta e tornarsene nella capitale. Eccola, dunque, la prima concreta conseguenza di quanto successo 16 giorni fa, quando il tormentato atterraggio del volo Wind Jet provocò peraltro anche la rottura di un’antenna al suolo, usata di solito in casi di scarsa visibilità. Ed ecco che cosa è oggi lo scalo della quinta città d’Italia: un aeroporto sul quale basta una pioggia o un po’ più che un refolo di vento per impedire un normale atterraggio.
Da 15 giorni il Giornale di Sicilia ha aperto una campagna per chiedere - anzi pretendere - condizioni di piena garanzia per i 5 milioni di passeggeri che ogni anno transitano dal Falcone-Borsellino. E in questi 15 giorni abbiamo assistito ai soliti balletti di competenze e responsabilità, cui siamo purtroppo abituati in questi casi: il Comune di Isola delle Femmine e una commissione regionale che si oppongono alla posa del radar anti-vento, l’Enav che spinge per installarlo facendosi forte di un parere positivo del Tar e l’Enac che minaccia di spostare su altri scali italiani i finanziamenti già stanziati. Un tunnel del quale non si vede ancora la via d’uscita. Nel frattempo, entro lunedì prossimo dovrebbe essere piazzata l’antenna mobile che sostituisce quella danneggiata, come garantito dal leader di Enac, Vito Riggio. Verificheremo il rispetto dei tempi. Sperando che l’attesa del ben più importante radar anti-wind shear non smetta di restare drammatica per trasformarsi in tragica.

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