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Il governo e la strategia di Berlusconi

Da un lato mostra di voler rilanciare una legislatura di lungo termine e dall'altro deve tenersi pronto per il voto

Cinque consigli dei ministri, dunque, uno per ogni punto del programma. L'annuncio fatto ieri sera da Berlusconi dimostra che egli da un lato mostra di voler rilanciare una legislatura di lungo termine e dall'altro che deve tenersi pronto al voto. Ieri il presidente del Consiglio ha ribadito ai molti interlocutori incontrati nella giornata che non vuole le elezioni anticipate. Sta perciò allargando i contatti nella difficile prospettiva di rendere la maggioranza autosufficiente rispetto agli amici di Gianfranco Fini, di cui continua a non fidarsi affatto, perfettamente ricambiato. Spera ancora in Casini, non si capisce bene come. Egli sa - e l'ha fatto capire ieri sera - che l'ipotesi del governo tecnico per la legge elettorale, pur essendo difficilmente praticabile, potrebbe nascere dall'abbandono dell'attuale maggioranza da parte di deputati e senatori del PdL, soprattutto del Nord, che sanno benissimo di dover cedere il loro seggio alla Lega. Cautela, quindi. Ma a Berlusconi non piace galleggiare e comunque deve tenersi pronto all'eventualità che la situazioni precipiti e si vada al voto in primavera . Ha perciò già preparato una brochure su quanto ha fatto nei due anni di governo, ma sa che questo non sarebbe sufficiente a mobilitare gran parte degli indecisi che ormai rappresentano oltre un terzo degli elettori. Di qui la decisione di stringere i tempi e di far vedere agli italiani che sui punti più importanti il governo intende muoversi velocemente. Fisco, giustizia, Mezzogiorno, federalismo rappresentano da soli temi in grado di impegnare una intera legislatura. E non a caso il presidente del Consiglio ha detto che già stamattina verrà accelerato il federalismo - tema già in rilevante stato di avanzamento - mentre verrà lasciato per ultimo il più spinoso, il tema fiscale, che resta fortemente influenzato dalla crisi economica. Se si andasse alle elezioni, insomma, non vorrebbe presentarsi agli elettori soltanto con promesse, ma con un percorso già concretamente avviato.
Sui cinque punti la fiducia di Futuro e Libertà è assodata. Il problema è tuttavia come alcuni provvedimenti apparentemente condivisi verranno portati avanti dagli amici di Fini. Un esempio per tutti. La maggioranza era d'accordo da tempo che si dovesse mettere mano alla legge sulle intercettazioni telefoniche. Ma il testo approvato dal Senato (considerato minimale da Berlusconi) è stato stravolto alla Camera con la guerriglia dei finiani in commissione Giustizia. Ieri la maggioranza ha deciso di confermare tutti i presidenti di commissione (anche Giulia Bongiorno alla Giustizia della Camera, il posto più delicato). Ma che accadrà quando si toccheranno i temi che garantiscano uno scudo giudiziario al Cavaliere? Si fiderà Berlusconi che Fini non gli cambi le carte in tavola magari alla quarta lettura del Lodo costituzionale? Accetterà di mettere la testa sul ceppo di una ghigliottina di cui il presidente della Camera ha in mano il filo?
Berlusconi ieri sera si è detto convinto che Fini sarà leale e che in ogni caso una parte dei finiani non voterebbero mai contro il governo. Ma quanti saranno alla fine i finiani? E' più possibile che crescano rispetto al contrario. Al centro come in periferia. I politici hanno quasi sempre aspettative maggiori delle loro possibilità. Si sentono sacrificati, talvolta sono schiacciati dal gioco delle correnti. E' una vecchia storia. Quasi tutti gli amministratori locali passati con il Fli erano oscurati da colleghi più potenti. E hanno cercato un nuovo posto al sole. Molti stanno andando via, altri seguiranno. Ma i voti sono tutt'altra cosa rispetto agli stessi sondaggi di oggi. Dipendono in larghissima parte dalla campagna elettorale e dalla collocazione del Fli. Nascerà il terzo polo? Ci sarà una improbabile alleanza a sinistra? Berlusconi e Bersani ripeteranno l'invito al voto utile? E' presto per dirlo. Ma intanto ciascuno mette in campo le proprie artiglierie. Con un telo mimetico sopra, per non allarmare l'alleato di oggi e il possibile nemico di domani.

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