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Droga nell’Agrigentino, coinvolti due sindaci

Indagati il primo cittadino di Racalmuto e Petrotto e quello di Licata Angelo Graci. L'accusa è di tentativo di corruzione, per il primo, e di istigazione alla corruzione per il secondo

AGRIGENTO. Anche due sindaci sarebbero indagati nell’ambito dell'inchiesta sullo spaccio di stupefacenti, che ha portato all'arresto di 19 persone.
Si tratta del sindaco di Racalmuto Salvatore Petrotto e di quello di Licata Angelo Graci. Ma andiamo con ordine:  il sindaco di Racalmuto è indagato, in stato di libertà, per un presunto caso di tentativo di corruzione. Secondo l'accusa Salvatore Petrotto, assieme al presidente del consorzio acquedotto Tre sorgenti, l'avvocato Calogero Mattina, che la notte scorsa è stato posto agli arresti domiciliari, avrebbe chiesto all'amministratore delegato di una società idrica di versargli dei soldi per non danneggiarla con iniziative legali. Secondo la ricostruzione della Procura di Agrigento, grazie alle indagini della polizia di Stato, il reato non si sarebbe consumato per l'opposizione della vittima a queste richieste.  Ma Petrotto sarebbe coinvolto direttamente anche nell’operazione antidroga:  l'avvocato Calogero Mattina, presidente del consorzio idrico Tre sorgenti, è accusato d'avergli ceduto cocaina, nel febbraio del 2009.
Nel maggio scorso Petrotto ammise pubblicamente d'aver fatto uso di droga, parlando di un "momento difficile" della sua vita. Petrotto, eletto nelle liste di Italia dei valori, ma di recente avvicinatosi prima all'Mpa e poi al Pd, dopo aver fatto la rivelazione choc, ha chiesto "scusa" ai suoi concittadini.
Ci sarebbe anche il sindaco in  'esilio' di Licata, Angelo Graci, 60 anni, tra gli indagati della polizia di Agrigento nell'ambito di un'operazione  antidroga, alla quale è però estraneo. Al sindaco non è infatti contestato alcun reato in materia  di stupefacenti ma l'istigazione alla corruzione. Secondo  l'accusa, utilizzando il suo ruolo istituzionale, avrebbe  permesso la stipula di un accordo tra l'Ato di Agrigento e una  società idrica chiedendo a quest'ultima come contropartita  l'assunzione dei suoi due figli. Secondo quanto si è appreso,  nei suoi confronti la polizia di Stato avrebbe eseguito una  perquisizione. Angelo Graci è noto come il sindaco in esilio perché  amministra il Comune di cui è primo cittadino, Licata, dalla  sua casa al mare di San Leone, ad Agrigento, dove si trova dal  30 novembre del 2009, da quando cioé il Gip gli ha imposto il  divieto di dimora dopo avergli revocato gli arresti domiciliari  a cui era stato sottoposto nell'ambito di un'inchiesta su una  presunta tangente intascata per autorizzare uno spettacolo  musicale per la festa del Patrono, Sant'Angelo.
Il divieto di dimora è stato poi confermato dalla Cassazione. Per questoreato è pendente un processo davanti alla terza sezione penale  del Tribunale di Agrigento. Del caso del sindaco in 'esilio' si è occupata nei giorni  scorsi la Giunta della Regione Siciliana che sta varando un  disegno di legge che dispone siano sospesi dalla carica anche  gli amministratori ai quali la magistratura ha disposto,  l'obbligo di dimora, i divieti di soggiorno, di espatrio o  l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

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