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I debiti crescono e nessuno pensa a rinegoziare i tassi

La Regione siciliana ha subito nel 2009 un vero e proprio tracollo. Non si tratta di una malevola ed interessata lettura di parte. Non è neppure il frutto avvelenato della infinita contrapposizione politica che vede tutti contro tutti. Lo scrive la stessa Regione siciliana. L'occasione la offre la relazione economica 2009, chiusa in questi giorni. Reddito, occupazione, investimenti, opere pubbliche, consumi delle famiglie. Non una sola voce dell'economia regionale mostra valori positivi. Il Pil, addirittura, il valore cioè di tutti beni e dei servizi prodotti nell'anno, è caduto del 3,6%. È la punta più bassa negli ultimi 40 anni.
L'Isola sembra essere entrata in una spirale perversa. Nel biennio 2006-2007 il Pil siciliano era cresciuto dell'1,5%; nel biennio successivo, 2008-2009 è caduto del 5%. Sembra un bollettino di guerra. In un solo anno tutti i settori economici hanno perso quote consistenti di produzione: agricoltura meno 9,1%, industria meno 12,7%, costruzioni meno 10,5%, servizi meno 2,5%. Il turismo ha segnato una flessione dei pernottamenti del 16% degli italiani e del 18% degli stranieri.
L'Italia, come ha scritto ieri questo giornale, sta vivendo una brillante fase di recupero produttivo ed industriale. Trainata dalle esportazioni, la nostra industria (ovviamente quella del Nord) ha agganciato la locomotiva internazionale. La Sicilia invece langue. Le nostre esportazioni rappresentano appena il 2,1% del totale italiano. E se poi si escludono i prodotti petroliferi della raffinazione, la nostra quota di export precipita addirittura allo 0,8%.
E l'occupazione? Non poteva che essere lo specchio fedele di questa preoccupante situazione. I disoccupati siciliani sfiorano ormai il tetto del 14%; il dato peggiore tra le regioni italiane. Nel nord del nostro Paese, malgrado una crisi di portata planetaria, il tasso di disoccupazione resta saldamente ancorato al 5%. L'effetto non poteva che essere il peggiore: le famiglie siciliane sono state costrette a ridurre i consumi. Meno 0,6% nel 2008 e meno 1,3% nel 2009. Da altra fonte sappiamo che nel 2010 stanno dolorosamente flettendo anche i consumi alimentari. È caduto il velo persino sulla capacità di spesa dei fondi europei. Dai fondi per lo sviluppo economico Fesr é stato speso appena il 6%, malgrado sia già trascorso il 40% del tempo utile per la spesa. Sui fondi europei Fse, quelli per la formazione, sono stati spesi invece soltanto 48 milioni di euro su due miliardi disponibili ed è accaduto l'inevitabile. Nonostante alcune recenti smentite, i primi 55 milioni di euro sono andati in «disimpegno». Come dire che tornano in Europa per conclamata incapacità di spesa. Lo scrive la Regione.
Ma non è soltanto la spesa dei fondi europei che arranca; è l'intero sistema della spesa pubblica regionale ad essere entrato in sofferenza. Nel 2009 la spesa pubblica siciliana è calata dell'1,6%, di almeno 300 milioni di euro. Persino gli estensori della relazione economica, adusi a confrontarsi con livelli di spesa pubblica in costante crescita, non nascondono la loro sorpresa. Un «fenomeno insolito», lo definiscono nel prudente linguaggio tecnico! In compenso crescono i debiti; a fine 2009 la Regione è esposta per 4,2 miliardi di euro; metà dei quali per il risanamento della sanità. Pagare questi debiti costa circa 360 milioni di euro all'anno. Qualcuno ha pensato a rinegoziare i tassi sul debito? Al riguardo la Relazione non dice nulla.

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