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"Così abbiamo risanato il Massimo"

La legge sulle fondazioni lirico-sinfoniche agita il mondo della lirica: l'opera è la più costosa delle performing arts e per produrla sono indispensabili risorse esterne: sussidi pubblici o contributi privati. Alcuni dati dai bilanci aiutano a chiarire la situazione italiana: dal 2001 al 2008 i teatri hanno accumulato perdite d'esercizio per 168 milioniioni, il patrimonio netto è diminuito di 60 mln, i debiti hanno raggiunto i 260 mln; numeri che già basterebbero a motivare una riforma, sulle cui cause e soluzioni non c'è però accordo.
Il vero male dei teatri italiani è la scarsa produttività rispetto ai costi di produzione (558 mln): in media nel 2008 le fondazioni liriche hanno messo in scena 77 recite d'opera, contro, per esempio, le 203 dell'Opernhaus di Zurigo o le 177 della Staatsoper di Monaco. Differenze che si spiegano con le regole sull'organizzazione del lavoro: in generale, nei teatri italiani, i contratti integrativi e le consuetudini prevedono riduzioni dell'orario di lavoro anche consistenti e introducono forti diseconomie organizzative. Il risultato è paradossale: l'auspicato aumento di produzione diventa economicamente insostenibile. Per anni si è andati avanti barattando la sostenibilità dei teatri con un'apparente tranquillità di breve periodo: se non vuoi problemi, lascia correre i costi, tanto qualcuno coprirà le perdite con i soldi dei cittadini: "questa è cultura, bellezza!"
Nel 2004 il Massimo stentava a uscire dall'eredità della sua crisi più grave: bilanci in passivo, debito bancario a breve di oltre 26 mln, produzione ridotta. Queste condizioni hanno reso necessario un rigoroso piano di risanamento e oggi la situazione è completamente diversa: con l'esercizio 2009 il Massimo ha chiuso positivamente il suo quinto bilancio consecutivo, recuperando oltre 13 milioni di perdite pregresse; il debito a breve è stato trasformato in un mutuo e il Teatro genera un cash flow che permette di fare a meno di anticipazioni bancarie e consente di pagare regolarmente costi e quote di ammortamento del mutuo. Dal 2007 la Fondazione ha il suo primo partner privato in Unicredit, la programmazione 2010 prevede 104 recite di opera e balletto, gli spettatori sono aumentati. Il Teatro è stato risanato esclusivamente con risorse proprie, cioè senza ripianamenti o fondi speciali. A parità di entrate, rispetto al 2002, oggi il Massimo produce più spettacoli spendendo oltre 16 milioni in meno per i costi di produzione, quindi risparmiando e utilizzando meglio i soldi dei contribuenti.
Ma c'è qualcuno che finge di non cogliere gli elementi di questo cambiamento o, peggio, di non condividerli. Un cambiamento che ha dato ai lavoratori una ribalta internazionale del loro Teatro e una rinnovata sicurezza del posto di lavoro. La stessa cosa non si può dire in molti altri teatri. Per sopravvivere, le Fondazioni liriche devono affrontare i problemi di qualità della spesa, introdurre principi di premialità amministrativa nella ripartizione delle risorse pubbliche e incentivare reali aumenti di produttività.
Parlare di economia e introdurre elementi di managerialità nella gestione dei teatri non vuol dire uccidere la musica o non avere "cultura della cultura", come pretenderebbe qualcuno. Piuttosto, in momenti così economicamente difficili, cercare di eliminare i difetti del sistema dei teatri vuol dire apprezzare l'opera come patrimonio artistico nazionale e avere a cuore la sorte dei teatri e quella dei lavoratori. Ma inspiegabilmente a qualcuno risulta incomprensibile.

* Sovrintendente del Teatro Massimo di Palermo

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