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Racket del pizzo, produttore di vino: "I miei erano solo prestiti"

Lo ha affermato Francesco Cusumano, titolare di un'azienda di Partinico, parlando dei versamenti di denaro fatti a due imputati per estorsione aggravata

PALERMO. "Erano dei prestiti" secondo Francesco Cusumano, titolare dell'omonima azienda vitivinicola, quei versamenti di denaro da lui fatti a Savatore Bagliesi e Francesco Paolo Di Giuseppe, imputati davanti alla quinta sezione penale del Tribunale di Palermo, assieme a Alessandro Brigati, per estorsione aggravata dal favoreggiamento alla mafia. Cusumano, interrogato dal pm Francesco Del Bene, non ha confermato del tutto le dichiarazioni fatte nell'ottobre del 2006 quando fu sentito dagli inquirenti per la prima volta. L'imprenditore ha infatti ammesso le due estorsioni subite nel 1998 e 1999 da Michele Seidita da 25 milioni di lire ciascuna, ma ha parlato di semplici prestiti riferendosi al versamento di 3 milioni di lire a Bagliesi nel 2001 e quello di 2.500 euro a Di Giuseppe nel 2003. "Paletta (soprannome di Bagliesi, ndr) venne da me - ha raccontato - e mi disse che aveva bisogno di soldi, di 3 milioni, e io glieli ho dati. Non mi disse che me li avrebbe restituiti e io non sono mai andato a chiederglieli. Poi ho saputo che l'avevano arrestato". Poi, due anni dopo, in azienda si è presentato Di Giuseppe, detto Ciccio Crisella.. "Anche lui - ha proseguito Cusumano - mi disse che era in difficoltà economiche e voleva scambiati degli assegni. Mi rifiutai e gli diedi 2.500 euro senza prendere gli assegni". Cusumano ha anche raccontato di avere subito diversi danneggiamenti dal 1984 in poi. Dall'apertura dei silos che contenevano il vino di un'intera vendemmia, al taglio delle vigne, all'incendio di una pala meccanica. Il processo è stato rinviato al 7 ottobre per l'esame dei collaboratori di giustizia Michele Seidita e Giuseppa Vitale.

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