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Regione, slitta di due mesi il giro di nomine dei dirigenti

Previsto in prima battuta entro il 30 aprile, salvo colpi di scena non potrà avvenire prima di giugno, come confermato dal segretario generale della Regione, Enzo Emanuele

PALERMO. È pressoché certo: il completamento della riforma della burocrazia regionale slitterà di due mesi. Previsto in prima battuta entro il 30 aprile, salvo colpi di scena non potrà avvenire prima del 30 giugno e quindi con esso sarà procrastinato pure la nomina dei nuovi dirigenti di strutture intermedie ed unità operative. «Temo che non ci siano più i tempi per rispettare la prima scadenza» conferma il segretario generale della Regione, Enzo Emanuele, aggiungendo: «Faremo di tutto per completare l’iter entro fine mese, il punto definitivo sarà fatto giovedì durante un incontro con i sindacati». Il motivo fondamentale della probabile proroga (comunque già ipotizzata nella legge di riforma dei dipartimenti) è dovuto al fatto che la nuova mappatura delle strutture intermedie è ancora «in fieri» a causa di sviste che esigono una correzione: «Ad esempio in alcuni casi c’è una duplicazione di identiche competenze in servizi diversi», afferma Fabrizio Masi, responsabile dei Cobas Codir per l’area dirigenziale della Regione, sottolineando che «massima attenzione dovrà essere prestata pure al disegno di legge su personale e stabilizzazione dei precari».  E fino a quando non sarà posta la parola fine al nuovo schema di aree, servizi ed unità operative, non potrà andare in scena la nomina dei relativi dirigenti. Attualmente ne sono in carica oltre 600 nelle strutture intermedie (cioè aree e servizi) e circa 900 per le unità operative: in base alla riforma il numero dei primi dovrà ridursi a circa 480 (la scelta, appunto, è ancora in corso). Gli incarichi verranno assegnati dai dirigenti generali dei Dipartimenti dopo un bando interno, tenendo conto sia della struttura interessata che di attitudini, capacità professionali ed esperienze dei «papabili». Inoltre i nuovi incarichi dovranno durare da due a massimo sette anni, salvo casi motivati.

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