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L'autogol dello Stato allo Zen

Doveva diventare l’emblema del riscatto, la manifestazione concreta del ritorno della legalità e della certezza dei diritti nel quartiere simbolo dell’anti-Stato. E invece si sta pericolosamente trasformando in un brutto autogol. Perché vincono gli abusivi, i teppisti, i prevaricatori, il malcostume, la violenza e la criminalità più o meno organizzata. E lo Stato? Non perde la partita, semplicemente perché sembra essersi ritirato prima ancora di giocarla, di portarla a termine. Sconfitto per rinuncia.
Insula 3 E, Zen 2 (San Filippo Neri, per chi ci crede ancora). Sigle e numeri di un disastro. Una disfatta.
Non esiste foto o video sulla Palermo decadente e arrendevole che non raffiguri questo «casermone» di cemento, triste residuato dell’utopia urbanistica degli anni Ottanta, sventrato e inquietante tempio inviolato del malaffare. Diciotto milioni di euro evidentemente non sono bastati per cancellare quell’ignominia. Sono stati investiti (e in buona parte già spesi) per ricavarvi 123 alloggi popolari, una caserma dei carabinieri, uffici pubblici, consultori, biblioteche. Il tutto in un cantiere di frontiera che adesso si arrende: dominano gli abusivi e i vandali, gli operai hanno paura di sassaiole e aggressioni, molte delle case sono già state occupate nonostante siano ancora grezze e inagibili, gli sgomberi annunciati non si sono mai concretizzati, la futura caserma, che l’Arma non ha ancora voluto prendere in consegna, è stata assaltata prima ancora di essere inaugurata. E nessuno ha finora mosso un dito. Nessuno. Dov’è lo Stato? Lo Stato tutto, da chi scrive le regole e azzarda sterili passerelle di propaganda a chi quelle regole deve farle rispettare e imporle ma invece gira alla larga: dov’è? Batta un colpo, affinchè tutti lo vedano. Soprattutto chi lo Stato lo sfida.
Venti anni fa, a Brancaccio, una bomba fece saltare per aria la nuova sede della polizia il giorno stesso dell’inaugurazione. La reazione fu durissima, vennero messe in campo tutte le forze migliori per imporre la legge, l’ordine, il rispetto. Allo Zen, dove una scuola è continuamente bersagliata dai teppisti, le cabine elettriche vengono prese a pistolettate, ci si pulisce da soli una piazza per poterci giocare a bocce e la mafia gestisce perfino gli allacci idrici e fognari, niente di tutto questo: è davvero una resa senza combattere?

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