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In Sicilia più investimenti nella ricerca

Luigi Sturzo nel suo Appello ai siciliani nel marzo 1959, alcuni mesi prima della morte, scriveva che per un autentico sviluppo era necessario puntare sull'educazione delle nuove generazioni con scuole serie, scuole importanti, scuole numerose, scuole che insegnano anche senza dare diplomi, al posto di scuole che danno diplomi e certificati fasulli a ragazzi senza cultura.
Parole lungimiranti. Oggi sono venuti al pettine i nodi fondamentali dell'inadeguatezza del capitale (fisico, umano e di conoscenze) impiegato nei processi di produzione, del basso contenuto di innovazione delle nostre produzioni, dell'eccesso di regolamentazione che grava sull'attività produttiva, dell'inefficienza delle amministrazioni pubbliche, della povertà di finanziamenti per formazione e ricerca. In questo senso, parlare di perdita di competitività equivale a parlare di dinamica insufficiente della produttività.
Il complesso della spesa pubblica e privata a scopo di istruzione è secondo uno degli ultimi rilevamenti al 4,9 per cento del PIL in Italia, al 5,2 in Francia, al 6,1 in Germania e al 7,4 negli Stati Uniti; nel caso dell'istruzione successiva a quella della scuola secondaria, la spesa per studente era di 22.500 dollari negli Stati Uniti, 12.300 in Germania, 10.700 in Francia e 7.700 in Italia.
Ne deriva crescita economica bassa, produttività modesta, reddito pro-capite stagnante. Apparentemente a tutti è chiaro che ricerca e innovazione sono i mezzi necessari per la crescita del sistema Paese.
Il recente saggio di Ignazio Visco, vice direttore generale di Bankitalia - istituzione che rappresenta una delle cattedre più rigorose e prestigiose d'Italia - dal titolo Investire in conoscenza (Il Mulino editore) amplifica questi concetti. In estrema sintesi: sistema nazionale regressivo e poco equo.
Il capitale umano, cioè la ricchezza immateriale non economica, con l'investimento in istituzione e formazione, costituisce nel medio-lungo periodo la risorsa fondamentale. Occorre premiare i talenti, scrive Visco, con maggiori stanziamenti finanziari e rinnovando gli ostacoli attraverso qualità, valutazione e riconoscimento del merito, perseguendo regole di correttezza, equità e coerenza che devono valere per tutti. Uguaglianza delle opportunità.
Studio serio e qualificato significa - esplicita aggiuntivamente il governatore di Bankitalia Draghi - rinnovare scuola e università e imparare a valutare, al fine di dispiegare pienamente le capacità individuali. L'obiettivo ambizioso è «to level the playing field», vale a dire uguagliare le condizioni di gioco per tutti per permettere la crescita di vasti strati della società civile, quella che i sociologi definiscono «ascensore sociale». Non esistono scorciatoie alternative. Gli studenti dovranno essere sempre più attori e noi abbiamo un capitale immateriale tra i migliori del mondo. Il Sud è stato definito da Emma Marcegaglia, presidente di Confidustria, un giacimento di talenti.
La crescente globalizzazione vuol dire in primo luogo concorrenza. La concorrenza ricorda il principio della selezione naturale, formulato da Charles Darwin. Qualunque prodotto di qualità inferiore sarà naturalmente eliminato. È necessario attivare, in Sicilia, il binomio crescita-sapere. E il primo fattore da considerare è il capitale umano.
L'avanzamento tecnologico di un Paese - evidenzia inoltre Visco, nel suo libro ricco anche di tabelle e grafici esplicativi - dipende anche dalle risorse umane dedicate alla ricerca scientifica il cui naturale luogo di formazione è l'università.
Le forti carenze nella ricerca scientifica impediscono, in Italia, a tanti giovani di esplorare i saperi e di cimentarsi con problemi sempre più complessi, bloccando la fantasia della comunità scientifica verso nuovi orizzonti e scoperte innovative. Uno spreco di talenti.
Dopo questa premessa l'Autore fa una analisi accurata dei pregi (pochi) e delle tante carenze del nostro sistema accademico, con valutazioni del tutto condivisibili.
Il ritardo del Sud - storico, cronico, quasi costituzionale - penalizza tutto il Paese. L'Italia perderà la sfida della globalizzazione se il Mezzogiorno continuerà ad arrancare. È utopico pensare che siano sufficienti le connessioni delle sole regioni settentrionali con l'area vasta dell'Europa, mentre il Meridione rimane immobile nella sua gabbia di desertificazione produttiva.
Sarà capace la Sicilia - spesso penalizzata da politiche inefficienti e prive d'anima - di mollare gli ormeggi per seguire la rotta delle avventure delle idee, per un parco delle conoscenze, attraverso un «patto dei saperi» tra università, centri di alta formazione e ricerca, scuole, istituzioni? Bisogna avere il coraggio di riporre in soffitta vecchie e logore zimarre concettuali, per mirare alla costituzione dei distretti d'istruzione.
Non vi è dubbio, conclude Visco, che in Italia occorra operare in questa direzione: un forte impegno, a livello pubblico come a livello privato, a investire nel capitale umano del nostro Paese potrà anche contribuire a rafforzare il senso civico, il rispetto delle regole, l'affermazione del diritto, di cui vi è estrema necessità in ampie zone del Paese, contro la corruzione, l'abuso e la criminalità, che costituiscono freno e ostacolo allo sviluppo equilibrato dell'economia, a una crescita economica sostenuta e continua.
La cultura e la conoscenza al centro dello sviluppo. I saperi non sono un settore marginale del sistema socio-economico. Concetti semplici ed evidenti, ampiamente declamati e sostenuti dal punto di vista teorico, ma non attuati nella pratica. Infatti le scelte di programmazione economica e finanziaria penalizzano il comparto dei saperi e della formazione, che pagano pesantemente il prezzo delle attuali difficoltà.
Questi temi saranno affrontati martedì prossimo in un convegno congiuntamente promosso dalla Banca d'Italia e dal Cerisdi, che avrà luogo al Castello Utveggio. Ignazio Visco illustrerà il suo volume; seguirà un forum e un dibattito con la partecipazione di Mario Centorrino, assessore regionale all'Istruzione e Formazione Professionale, del presidente di Confindustria Sicilia Ivanhoe Lo Bello e dal preside della facoltà di Economia del nostro ateneo Fabio Mazzola. Saranno presenti molti giovani liceali e studenti universitari, in quanto il loro futuro sarà il destino della nostra Sicilia. Esiste un solo bene, la conoscenza, e un solo male, l'ignoranza, ricordando Socrate.

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