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Morgan, a Sanremo fuori concorso

«Quel giorno è nata la mia depressione e la mia follia», ha detto Morgan nell'intervista al mensileMax. Quel giorno è una mattina del 1988. Marco, così si chiamava allora, aveva 16 anni. Uno zio l'aspettò fuori della scuola e gli disse che quella mattina il papà, malato di depressione, s'era ucciso con un colpo di pistola. Guardavo gli occhi di Morgan e pensavo all'ultima volta che il ragazzo aveva visto suo padre : un gesto di saluto con la mano a lui e a sua sorella da dietro una finestra di casa.
"Non l'aveva mai fatto", dirà il ragazzo più tardi. E capì dove nasceva quella eccezione. Quel giorno Marco diventò Morgan. Giorni così non si dimenticano, segnano una vita. Ho cominciato l'intervista di 'Porta a porta' a Morgan parlandogli della figlia di nove anni.
Ed è venuto fuori un padre che non vuole trasmettere oggi alla bambina, domani alla adolescente il fantasma di un nonno suicida per depressione. Né quello di un padre che combatte la malattia con una cura peggiore: la cocaina.
L'intervista a Max è oggettivamente indifendibile. «La droga apre i sensi a chi li ha già sviluppati e li chiude agli altri... Avercene di antidepressivi come la cocaina. Fa bene... Io ne faccio un uso quotidiano e regolare...».
Per il poco che conosco Morgan, quelle parole non gli sono scappate. È ragionevole pensare che siano vere. Fanno comunque parte del suo personaggio. Al di là delle sue intenzioni, sono una piccola apologia della cocaina come tranquilla e salutare compagna di vita, come l'insulina per i diabetici.
La Rai non poteva far finta di niente. Perciò ha fatto bene a escludere Morgan dalla gara di Sanremo. Al di là di scontate valutazioni morali, dopo questa polemica Morgan non sarebbe stato un concorrente come gli altri.
I giurati non avrebbero votato solo la sua canzone, ma si sarebbe aperto un referendum sul personaggio, la sua calcolata sfrontatezza, la legittimità di un artista di vivere muovendosi su schemi diversi da quelli delle persone comuni.
Piacciano o no le sue canzoni, Morgan ha tratti geniali. Nella musica e nel resto. Racconta che i genitori da bambino lo portarono all'istituto Besda di Milano perché era stravagante. Scoprirono che aveva un quoziente intellettivo di metà superiore alla media. Gli venne fin da allora un complesso di superiorità che non lo ha aiutato.
Quasi tutti quelli che criticano la decisione della Rai (e non sono pochi), obiettano che molti cantanti hanno fatto notoriamente uso della cocaina (a cominciare da Vasco Rossi) e non hanno mai pagato pegno. Aggiungono: guardatevi intorno, a cominciare dal Parlamento.
È facile rispondere che non va punito chi si droga (non è punibile nemmeno il tentato suicidio, figurarsi), ma chi fa apologia della droga. Se un deputato rilasciasse un'intervista come quella di Morgan, non sarebbero molti i gruppi parlamentari disposti ad ospitarlo.
Il Morgan di 'Porta a porta' era tuttavia una persona diversa. Provato (al di là di qualche sguardo diabolico che ogni tanto faceva capolino), sofferente, chiaramente alla ricerca di un aiuto. Lo ha chiesto sobriamente, con dignità e per questo è sembrato credibile. Sarebbe sbagliato lasciarlo cuocersi nel brodo che si è preparato con tanta folle accuratezza. Sbagliato bandirlo dagli schermi.
Ma certo Morgan in televisione non potrà essere lo stesso di prima. Almeno le sue prime apparizioni dovranno contenere un convinto, forte messaggio ai giovani perché capiscano che dietro il Morgan che vuole assomigliare al diavolo c'è un uomo sofferente.
Per questo ho proposto di farlo apparire in una serata del festival fuori concorso. "Ragazzi, sono talmente bravo che avrei vinto il festival a occhi chiusi. Ho fatto una cavolata e la Rai doveva per forza tirarmi fuori dalla gara. Se mi ha consentito di essere qui è per dire a tutti che ho sbagliato non solo nel dire, ma soprattutto nel fare certe cose.
La mia canzone non vincerà il festival, ma voglio dedicarla a tutti quelli che pensano che la musica è vita per come la droga è morte". Forse Morgan può ricominciare da qui. 

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