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Un po’ di chiarezza sulla Fiat

Mentre sta per aprirsi una settimana forse decisiva per il futuro di Termini converrà fare chiarezza fra la retorica di questi giorni.
1) Nessuna impresa che realizza profitti vuol chiudere. Se è costretta farlo è certo che l'azienda è in rosso. O tutta intera , o quella divisione o uno stabilimento.
2) Se, per motivi di pace sociale si fa in modo - con vantaggi fiscali, sovvenzioni e comunque senza cambiare il modello produttivo - che quell'impresa non chiuda, è evidente che lo Stato ripianerà il deficit per tutto il tempo in cui la fabbrica opererà in condizioni antieconomiche, prendendo i soldi dalle tasche dei cittadini attraverso le tasse.
3) Quando lo Stato ripiana un deficit sottrae denaro a chi produce ricchezza per darlo a chi non ne produce. Questo non è etico, né giusto.
4)Nel caso di Termini, un alto dirigente ha detto che la migliore soluzione sarebbe rimorchiare la Sicilia nel golfo di Genova. La distanza dalla zona più industrializzata del Paese è un handicap insuperabile. L'alternativa è tra la chiusura e l'adozione di un salario differenziale.
5) Il salario differenziale suscita un sentimento di rigetto. Essere pagati meno di altri, facendo lo stesso lavoro? Ma c'è una spiegazione. Dal momento che un'auto prodotta a Rüdesheim è già al centro dell'Europa, sia come reperimento dei componenti di fabbricazione sia come mercato, e un'auto prodotta a Termini richiede costosi trasferimenti di materiali e prodotti finiti, si dovrebbe dire ai lavoratori: "Se non vogliamo chiudere dobbiamo contentarci di un salario minore, che compensi il nostro svantaggio geografico" Non sappiamo quale sia la soluzione giusta per Termini. Sappiamo solo che non è giusta nessuna soluzione che pretenda di mantenere in vita un'attività priva di ragioni di mercato. Anche se abbiamo promesso di imparare una nuova scala etica, per il momento non abbiamo ancora capito che cosa ci sia di sbagliato in questa frase: «Ogni volta che qualcuno riceve porzioni di ricchezza che non ha prodotto c'è qualcun'altro che riceve una ricchezza inferiore a quella prodotta». È solo una questione di giustizia.

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