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Mafia, sequestro da 550 milioni

Il provvedimento ha colpito Rosario Cascio, considerato uno dei cassieri del boss Matteo Messina Denaro

Palermo. Mezzo miliardo di euro sequestrato a un imprenditore. Nel mirino della guardia di finanza sono finite ville, intere palazzine, aziende tutte collegabili a Rosario Cascio, imprenditore di Santa Margherita Belice ma residente da tempo a Partanna, dove aveva trasferito il centro dei suoi interessi.
Cascio, in carcere da un anno e mezzo, in passato aveva subito un provvedimento simile: in quell’occasione erano stati sottratti alla sua disponibilità beni per quattrocento milioni. Adesso il colpo è più duro, per un uomo che viene considerato tra i fedelissimi di Matteo Messina Denaro, uno dei cassieri del boss latitante in cima alla lista degli uomini più ricercati in Europa.
«Rosario Cascio era già in carcere dal settembre 2008, mentre il suo patrimonio continuava a essere libero. Finalmente abbiamo “arrestato” anche ciò che possedeva», conferma il procuratore Roberto Scarpinato, che ha illustrato l’Operazione “Denaro”. Le parole di Scarpinato spiegano l’importanza dell’operazione, una delle più importanti sui sequestri patrimoniali dell’ultimo decennio: «Il sequestro rappresenta un grande passo in avanti, perché è proprio sul campo del sequestro dei patrimoni mafiosi che va intensificata la lotta a Cosa nostra. Mentre Cascio stava in prigione, infatti, la sua macchina imprenditoriale – ha continuato Scarpinato – continuava ad andare avanti e, soprattutto, a creare consenso, viste le centinaia di lavoratori che operano nelle sue imprese».
Nell’imponente operazione sono state sequestrate quindici tra ditte individuali e società di capitali operanti prevalentemente nel settore del calcestruzzo, del commercio degli inerti e degli appalti. Inoltre, sono stati posti sotto sequestro anche duecento appezzamenti di terreno sparsi tra le province di Trapani e Agrigento. E poi ancora altre proprietà: dai centosettanta fabbricati ai centoventi automezzi, da cinquanta vetture di diversa cilindrata fino a una imbarcazione da diporto.
«La Dia ha intensificato i controlli sul bilancio del Cascio, verificando uno spropositato squilibrio tra reddito ufficiale e reale patrimonio della sua famiglia. Da qui, è cominciata la collaborazione con la guardia di finanza», ha spiegato Scarpinato.
Cascio è considerato uno dei personaggi di spicco dell’imprenditoria mafiosa e fu condannato a sei anni di reclusione nell’ambito del processo Mafia e Appalti, per aver partecipato al noto “Sistema Siino”, che prevedeva un sodalizio criminoso che permetteva di controllare le attività economiche e realizzare ingiusti vantaggi e profitti dal 1994 al 2008. L’imprenditore mafioso, infatti, ha avuto molti rapporti con Filippo Guttadauro, cognato di Messina Denaro.

Sono stati sottoposti a sequestro prevenzionale:
- 15 tra ditte individuali e società di capitali operanti prevalentemente nel settore edilizio;
- 200 appezzamenti di terreno nelle province di Trapani e Agrigento;
- 90 fabbricati (appartamenti, magazzini e autoparchi);
- 9 stabilimenti industriali, tra cui diversi silos siti nel Porto di Mazara del Vallo;
- 120 automezzi (autovetture, pale meccaniche, camion, escavatori, ecc.);

sequestrati anche i seguenti beni direttamente riconducibili a Cascio e alla moglie:
- 60 appezzamenti di terreno nelle province di Trapani ed Agrigento;
- 80 fabbricati (ville, appartamenti, palazzine, autorimesse e magazzini) in provincia di Trapani ed Agrigento;
- 50 veicoli di differenti cilindrate;
- 1 imbarcazione da diporto.

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