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Addio a Rohmer, maestro della nouvelle vague

Il grande regista è morto a Parigi all'età di 89 anni. Con Truffaut aprì un filone del cinema che lo rese immortale. Il successo internazionale nel 1986 con "Il raggio verde"

Spesso accusato di essere un sopravvissuto alla sua generazione, definito da alcuni il regista "meno cineasta del cinema francese", fedele ai propri schemi filosofici oltre le mode e le generazioni, Eric Rohmer - morto oggi a Parigi - è apparso l'autore più giovane ed imprevedibile sulla scena francese del nuovo secolo. Nato a Tulle nel 1920, figura appartata di docente e artigiano che poco ha a spartire con l' industria e con l'internazionalità dei linguaggi, Jean-Marie Maurice Scherer (questo il suo vero nome tenuto ostinatamente lontano dai riflettori e dai pettegolezzi), é a tutti gli effetti un autore: concepisce le storie, le scrive e le filma, da molto tempo ne affida la produzione ad amici di lunga data, cura i modi della distribuzione e la destinazione finale (cinema, televisione, video, con maniacale solerzia.  Su di lui sono fiorite molte leggende, come quella per cui non avrebbe mai rivelato all' amatissima madre il suo vero mestiere di cineasta continuando a fingersi professore di scuola; nessuno, però, è mai stato in grado di attribuirgli un pettegolezzo, una malizia, una cattiveria.  Negli anni Cinquanta è stato insieme a Godard e a Rivette dei fondatori della scuola critica da cui nacquero i Cahiers du Cinema; negli anni Sessanta è stato produttore e regista; negli anni Settanta ha avviato una nuova carriera da professore cominciando a tenere seminari e corsi di cinema, mestiere che ancora oggi lo appassiona. "Non accompagno mai i miei film in pubblico - disse tempo fa Rohmer - perché penso non abbiano bisogno di spiegazioni e perché il cinema non è tutto il circo che gli si forma intorno. Per continuare a farlo ho bisogno di vivere la mia vita, entrare nei musei, passeggiare in campagna".  Laureato in Letteratura nel 1942, esordisce con un cortometraggio perduto ('Diario di uno scelleratò), nel 1950. Nove anni dopo firma il primo film 'Il segno del Leone'. La sua carriera si organizza secondo tre grandi cicli, in totale 24 film in 50 anni. La prima è la serie di sei 'Racconti morali' tra cui fecero epoca 'La collezionista' (1967), 'La mia notte con Maud' (1969), e 'Il ginocchio di Clara' dell' anno successivo. Dopo la parentesi letteraria di grande successo 'La marchesa Von O.' che nel '76 vinse il premio speciale della giuria a Cannes. Nel 1980 avvia la serie di 'Commedie e proverbì scandita da successi di pubblico come 'Il bel matrimonio' e 'Le notti della luna piena', entrambi premiati a Venezia nei primi anni Ottanta. Dopo il successo internazionale di 'Il raggio verde' (1986), apre il terzo ciclo dedicato alle stagioni con 'Racconto di primavera' nel 1990. Contro l' opinione diffusa che lo vede indifferente al sociale e alle trasformazioni generazionali, firma opere polemiche come 'L' albero, il sindaco e la mediatecà o 'Un ragazzo ... Tre ragazze'.  Nel 1977 ha avuto il suo più alto riconoscimento con il Gran Premio della Cultura in Francia, mentre alla fine degli anni Ottanta ha raccolto in volume, col titolo 'Il gusto della bellezza' i suoi principali saggi critici. A chi gli ha chiesto quali fossero i suoi maestri sulla via del cinema, ne ha ricordati solo due: Murnau per l' idea dello spazio e Mizoguchi per il racconto del quotidiano. "In realtà - disse - tutto il cinema che vedo, come tutta l' arte che mi passa sotto gli occhi costruisce la mia ispirazione. Ma il problema vero è non fermarsi alla rappresentazione della vita, bensì andare a cercarla dove nasce veramente, nelle chiacchiere dei ragazzi, nei brividi del cuore, nel formarsi di un' idea". Da questo punto di vista, il cinema di Rohmer rappresenta la felice sintesi tra l' 'Esprit de finesse' della grande morale tra Cartesio e Pascal da una parte e la cronaca minuta dell' adolescenza o della giovinezza dall' altra. Sono quasi tutti giovanissimi i fragili eroi dei suoi film, ragazzi colti nelle passioni di ogni giorno e trasformati con stile inimitabile in modelli letterari osservati con l' occhio di un grande pittore. Negli ultimi anni Rohmer ha scoperto la natura, ha trasferito la sua cinepresa nel sud della Francia, ingentilendo la freddezza da entomologo del suo sguardo e permettendogli di sperare all'unisono con i suoi  adolescenti in cerca dell' amore

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