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Giachetti attacca Speranza: "Hai la faccia come il c..."

ROMA. «Ho cercato parole ortodosse per dire cosa penso. Io penso: Roberto Speranza, hai la faccia con il culo». Roberto Giachetti, deputato sanguigno, squarcia il velo delle tensioni nel Pd. E in assemblea prorompe in un attacco durissimo all'esponente della minoranza Pd. Un'uscita che improvvisamente alza la temperatura di una riunione dai toni pacati («dorotea», la definisce un renziano) e fa insorgere alcuni delegati della minoranza, creando attimi di scompiglio.

La miccia che fa scattare Giachetti è che Speranza, che ieri si è candidato al congresso del Pd, abbia rivendicato come sua una proposta di ritorno al Mattarellum. Il vicepresidente della Camera, che per la legge elettorale ha fatto lo sciopero della fame e a inizio legislatura si è visto bocciare dal Pd a guida Bersani proprio per il ritorno al Mattarellum, non si trattiene: «Quando avevi la possibilità di votare il Mattarellum alla Camera eri il capogruppo e hai detto no», dice a Speranza. E ironizza sull'immagine (Davide contro Golia) usata da Speranza per candidarsi alla segreteria: «Vi domandate se c'è ancora spazio nel partito? Ancora spazio? Avete fatto quello che avete voluto sempre, lucrando su questo partito in tv. Il novello Davide ha l'etica di domandarsi che ci fa ancora qui?».

Al banco della presidenza Matteo Renzi prima ascolta divertito l'intervento pugnace di Giachetti, poi quando sente l'espressione «faccia come il culo» si mette le mani tra i capelli. Matteo Orfini, che presiede, interviene a redarguire il collega. E lui prima insiste: «La parola culo è sdoganata», poi di fronte alle urla dalla platea corregge in «faccia di bronzo».

Ma la minoranza Pd si indigna e chiede a Giachetti le scuse e a Renzi di intervenire a prendere le distanze dal parlamentare a lui vicino. «È violento e volgare», protesta Davide Zoggia. «Usa toni da squadrista d'operetta», attacca Miguel Gotor. E Speranza replica su Twitter, citando parole rivolte alla minoranza qualche giorno fa da Renzi: «Lo stile è come il coraggio di don Abbondio». Se uno non ce l'ha, non se lo dà.

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