Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Beatles, 50 anni fa il loro ultimo concerto ufficiale - Video

Il singolo "Day Tripper"

ROMA. Nell'agosto del 1966 al Candlestick Park di San Francisco, lo stadio che è stato la casa dei 49ers, i Beatles suonarono l'ultimo concerto ufficiale della loro incredibile carriera.

Torneranno a suonare dal vivo un'altra volta, il 30 gennaio del 1969, nella leggendaria performance sul tetto della Apple Records, al numero tre di Saville Road, nel centro di Londra.

Circa un anno dopo l'avventura dei Beatles era finita.

Il tour americano del 1966 era stato faticoso e carico di tensione: John, Paul, George e Ringo erano stanchissimi, stressati dalla vita folle, e sostanzialmente reclusa, imposta dalla Beatlemania.

A peggiorare le cose, come è stato tante volte raccontato, erano le condizioni tecniche in cui si esibivano: i quattro suonavano dentro gli stadi usando solo tre amplificatori e senza spie. Sul palco non si sentivano, le urla continue del pubblico coprivano la musica e l'atmosfera di isteria collettiva aveva fiaccato soprattutto John, sempre più insofferente alle manifestazioni di entusiasmo incondizionato delle fan.

In più, negli Stati Uniti, l'atmosfera attorno a loro era peggiorata a causa dei soliti gruppi di ultras religiosi che non avevano perdonato la battuta di John sul fatto che i Beatles erano più popolari di Gesù Cristo. E, in questo senso, com'è costume, a nulla erano servite le precisazioni di John sul senso di quella frase.

Il 21 agosto a Saint Louis, avevano tenuto un concerto sotto la pioggia, al riparo solo di due pezzi di lamiera ondulata, con il rischio continuo di un pericoloso corto circuito.

Ad aprire il concerto di San Francisco furono le Ronettes, il gruppo vocale di «Be My Baby», prodotto da Phil Spector, il produttore inventore del Wall of Sound, che poi firmerà anche «Let it Be», e alcuni album solisti di John Lennon, «Imagine» compreso, e il primo di George Harrison, «All Things Must Pass».

I Beatles salirono sul palco alle 21.27 davanti a 25 mila persone e suonarono per mezz'ora. 11 pezzi in tutto: «Rock And Roll Music», «Shès a woman» , «If I Needed Someone» , «Day Tripper» , «Baby's In Black» , «I Feel Fine» , «Yesterday», «I Wanna Be Your Man» , «Nowhere Man» , «Paperback Writer» e «Long Tall Sally» .

Il giorno dopo tornarono nella villa che avevano preso in affitto a Beverly Hills, il 31 fecero ritorno in Inghilterra.

Solo dopo quella performance Paul si convinse ad accettare l'idea di chiudere con i concerti. La decisione clamorosa però era legata a motivazioni ancora più profonde della stanchezza per quei concerti così approssimativi e la follia della Beatlemania. Va ricordato che il cinque agosto era uscito «Revolver», uno degli album più importanti della storia della musica.

Per soluzioni tecniche e intuizioni all'epoca era materialmente impossibile riprodurre dal vivo quella musica.

Non è un caso che la decisione di smetterla con il live coincida con l'intuizione di trasformare lo studio di registrazione nel loro terreno privilegiato per sperimentare le loro idee.

C'è una differenza abissale tra le 11 canzoni suonate quella sera al Candlestick Park e la musica di «Revolver» e i traguardi raggiunti con gli album successivi.

I Beatles chiaramente già allora in testa altri suoni e orizzonti da raggiungere e quei concerti così caotici e sostanzialmente freddi si erano trasformati in una gabbia per il talento di chi aveva cominciato a suonare la musica del futuro.

Tag:

Caricamento commenti

Commenta la notizia