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"Yesterday" e "Satisfaction", compiono 50 anni due capolavori nati per caso

ROMA. «La musica del caso». Il titolo di un romanzo di Paul Auster sintetizza bene la vicenda, per molti aspetti incredibile, della genesi di «Yesterday» e «Satisfaction», due dei massimi capolavori della musica popolare. Nel romanzo di Auster, il caso decide dell'esistenza del protagonista che perde la libertà a causa di un'epica partita di poker che volge a suo sfavore per un'impercettibile ma evidentemente decisiva mutazione di condizioni psicologiche del giovane truffatore che giocava al posto suo, nella storia di «Yesterday» e «Satisfaction» il caso ha voluto che due dei brani simbolo dei Beatles e dei Rolling Stones nascessero nel sonno, in condizioni di involontarietà.

Gli specialisti sapranno distinguere tra il sonno naturale (almeno così sembra) di Paul McCartney e quello indotto di Keith Richards ma resta il fatto che sia l'uno che l'altro al mattino dopo non sapevano di aver scritto un capolavoro. McCartney si è svegliato con la melodia di «Yesterday» così chiara in testa da essere convinto che fosse un pezzo scritto da altri. Richards, da leggendario fattone, non ricordava nulla: neanche di aver tenuto acceso (riecco il caso, che in casi come questi può anche chiamarsi fortuna) il registratore dove aveva inciso il riff cheha cambiato la storia.

Fatto sta che il destino delle due canzoni, simili solo nel fatto di essere immortali, non è stato neanche stato deciso dai suoi autori. «Yesterday» ha avuto la sua stesura orchestrale, senza gli altri tre Beatles, grazie al genio del «quinto componente», George Martin che ha avuto l'intuizione dell'arrangiamento orchestrale (intuizione applicata in modo più sofisticato anche a «Eleanor Rigby» con il celeberrimo sestetto d'archi), «Satisfaction» ha avuto la sua stesura definitiva a insaputa di Richards che avrebbe voluto un arrangiamento di fiati alla Otis Redding (ma la versione incisa dal grande soul man è meno efficace dell'originale). A decidere di pubblicarla con l'arrangiamento «proto Garage» con la chitarra con l'effetto «fuzz» è stato Andrew Loog Oldham, il geniale produttore dei primi Stones, l'uomo che (tra i tanti meriti) ha convinto Jagger e compagni a scrivere brani originali, attività molto più remunerativa di quanto non fosse la loro idea originale, cioè suonare cover di blues e rhythm and blues.

Volendo si può anche considerare il frutto del caso anche il fatto che i due brani siano stati pubblicati a pochi mesi di distanza l'uno dall'altro, nell'anno di grazia 1965. Ma questo attiene anche alla legge dei grandi numeri, visto che era già cominciata l'età dell'oro del rock e la scena si stava popolando di personaggi destinati alla leggenda. Leggere le hit parade dell'epoca, scorrere gli elenchi degli album e dei singoli pubblicati in quell'irripetibile stagione, è semplicemente tanto impressionante quanto emozionante, perchè sono un elenco di capolavori. Ciò che colpisce è la rapidità con cui le band, primi tra i tutti i Beatles, si evolvevano, assecondate dal progresso tecnologico e dall'evoluzione di una società dove il giovane era una nuova categoria sociologica e il rock la colonna sonora perfetta per le emozioni e i sogni di una buona parte del mondo.

E viene da sorridere pensando che «Satisfaction» sia un inno all'insoddisfazione giovanile che ancora oggi viene cantato da Mick Jagger, senza discussione uno degli uomini dal destino più felice dell'ultimo secolo. A luglio compirà 72 anni ma il pubblico continua a impazzire quando sul palco Keith Richards spara il riff di chitarra e Mick balla e canta «I Can't Get No...». Ma tanto lo sanno tutti: c'è un solo Mick Jagger.

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