Ligabue cade sul palco durante il primo dei sei concerti in programma all'Arena di Verona. Il cantante di Correggio sembra prenderla con filosofia, e una volta rialzato continua la sua performance. Ligabue a Verona ha aperto il primo
di sei concerti (da oggi al 23 settembre) che precedono l'uscita
del suo ultimo album - dal titolo ancora top secret, uscirà il
26 novembre - e di cui stasera, a chiusura del concerto, ha
interpretato il singolo (già un successo in radio, "Il sale
della terra"). Il titolo del brano è tratto da un frase dei
Vangeli di Matteo proiettata, insieme ad altre, alle spalle del
palco prima di interpretare la nuova hit e che la dice lunga su
come l'artista di Correggio vede il mondo e la società oggi. E
non è un caso che le altre frasi scelta dal cantante siano di
Jean Giraudoux, Henri Kissinger, Edmond Burke, Jim Hendrix e
Indro Montanelli. Tutte per dire una cosa semplice: è la smania
di potere a distruggere il mondo. Contro questa crisi che il
cantante definisce «drammatica», ha opposto la sua musica,
incantando circa 12 mila fan accorsi da tutti Italia per
sentirlo. Accompagnato dai 64 musicisti della Simphony Orchestra
diretta da Marco Sabiu e dalla sua storica band, Ligabue -
capelli corti sale e pepe, jeans, maglietta e giacca - ha
cominciato in perfetto orario e sotto una leggera pioggia:
«Ciao a tutti, grazie per essere qui», quasi coperto dal boato
che l'ha accolto. Poi ha intonato, a cappella per le prime
strofe, "Il giorno di dolore che uno ha". Via via sono seguiti
altri 24 brani, di cui 9 di "Arrivederci Mostro": da "Il peso
della valigia" ad "Atto di fede" e tante altre: tutte
riarrangiate per orchestra, una prima volta in assoluto. E tutte
dal perfetto sound: aggressivo e tenero allo stesso tempo. Tra
gli evergreen, non poteva mancare l'inossidabile "Una vita da
mediano", ritratto sublime di un insostituibile uomo-ombra.
Oppure "Buonanotte all'Italia" che Ligabue ha presentato
spiegando al pubblico: «E' difficile parlare di questo dicendo
cose nuove. Ma questo è il sentimento che provo». Tra le foto
che hanno accompagnato la canzone i ritratti dell'Italia che
Ligabue ama. E tra queste, ne sono comparse di nuove: quelle di
Margherita Hack, Lucio Dalla, Little Tony, Vincenzo Cerami,
Pietro Mennea, Stefano Borgonovo, Enzo Jannacci. L'Italia che
non c'è più.
Poi due bis: canzoni anche queste di "Arrivederci Mostro". Del
resto per Ligabue - come ha spiegato lui stesso - il concerto di
stasera è una sorta di addio all'ultimo cd che è uscito tre anni
fa. Una maniera di traghettare se stesso e la sua musica verso
il nuovo lavoro e il nuovo tour. E a chiudere non poteva che
essere appunto "Il sale della terra", ghiotto anticipo di un
successo che sembra annunciato: due milioni di visualizzazioni
in una settimana sola su Youtube. Ma i testi delle canzoni si
conoscono già: sono contenuti nel libro "La vita non è in rima
(per quello che ne so)". Una lunga confessione
su chi è Ligabue: la musica, trascinante, è quella sentita
ieri sera all'Arena di Verona.
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