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Coronavirus, la regina Elisabetta parla al suo popolo: "Vinceremo e torneremo insieme"

Una battaglia da combattere restando a casa, dura, "penosa" e che cambierà le nostre vite, ma nella quale infine "prevarremo" e "torneremo insieme".

Così, con un appello accorato quanto fermo "all'autodisciplina" e alla risolutezza di fronte alla più grave avversità che incombe sul suo Regno e sul mondo dopo la Seconda Guerra Mondiale, Elisabetta II ha parlato ai britannici e ai popoli del Commonwealth dell'epidemia di Coronavirus.

Lo ha fatto inossidabile come sempre, vestita di verde speranza, incoraggiando e spronando i sudditi in uno storico discorso dagli schermi della tv: appena il quarto in ben 68 anni di regno, al di fuori della tradizione del Natale.

Un discorso dai toni gravi, ma non angosciati, trasmesso in un giorno nel quale i dati hanno fatto segnare oltremanica un nuovo picco di contagi, quasi 6 mila in più in 24 ore, con una conta di morti censiti arrivata quasi a quota 5 mila.

La pandemia, ha avvertito Sua Maestà dalla Drawing Room del castello di Windsor, non fa sconti, consuma un tempo di "crescente difficoltà". "Un tempo di sconvolgimento nella vita del nostro Paese", ha rimarcato, che ha ha già "portato dolore ad alcuni, problemi finanziari a molti ed enormi cambiamenti alla vita quotidiana di tutti".

L'invito e la sfida al suo popolo, espressi con echi alla Winston Churchill, primo ministro all'epoca della sua incoronazione, è a mostrare le qualità migliori, con "orgoglio", in questa lotta senza armi e senza bombe. Ad essere degno del giudizio del posteri.

"Spero che chi verrà dopo di noi possa dire dei britannici di questa generazione che sono stati forti" come le altre, ha scandito con fermezza da matriarca la sovrana, 94 anni fra due settimane, guardando all'orizzonte d'una storia di cui è stata protagonista per decenni anche in momenti più tormentati di quello attuale. Non è mancato un grazie "al duro lavoro" dei medici, degli infermieri del servizio sanitario nazionale (Nhs) e di tutti coloro che assistono gli altri, né un elogio dell'applauso collettivo rivolto loro anche dai balconi e dalle finestre dell'isola. Ma soprattutto non è mancato il grazie alla gente comune, "a coloro che restano a casa, aiutando così a proteggere le persone vulnerabili e a risparmiare alle loro famiglie la sofferenza... di chi ha perso dei cari".

Stare in casa, rispettare le restrizioni imposte dal governo di Boris Johnson, è faticoso, ma "è la cosa giusta da fare", ha sottolineato con chiarezza la regina. Invitando tutti a cercare "conforto" dall'attuale "penoso senso di separazione" - paragonato a quello del conflitto mondiale, con tanto di richiamo al suo primo discorso (radiofonico) da giovane principessa rivolto con la sorella Margaret agli sfollati del 1940 - nella convinzione, da mantenere viva "mentre abbiamo ancora di che sopportare, che giorni migliori torneranno: che saremo di nuovo con i nostri amici, saremo di nuovo con le nostre famiglie e ci incontreremo ancora".

L'esperienza di una vita lunga e costellata di sfide nazionali e globali induce del resto la figlia di Giorgio VI a indicare una luce in fondo al tunnel di questa prova, "diversa dalle altre" poiché vissuta come "uno sforzo che ci accomuna agli altri Paesi del globo": la luce della certezza che "prevarremmo" e che alla fine "la vittoria apparterrà a tutti". Nel frattempo, si tratta di testimoniare che "l'autodisciplina, la determinazione amabile, la calma e la fratellanza" sono ancora parte del "carattere di questo Paese", ha incalzato la monarca, mostrandosi salda a dispetto dell'età e delle traversie, dal rifugio di Windsor in cui si è trasferita con il quasi 99enne consorte Filippo per allontanare nei limiti del possibile l'ombra di un virus già capace di colpire, seppure in forma lieve, sia l'erede al trono Carlo sia il premier Boris Johnson, con la sua compagna incinta Carrie Symonds e un discreto numero di consiglieri e ministri. Ma non di piegare lo spirito di una regina figlia della guerra.

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